di Giovanna Di Rosa #Monza twitter@gaiaitaliacomlo #Bulletti
Gira, con tanto di polemica annessa su tutti i social e su quello blu in particolare, lo screenshot della risposta che il proprietario di un caffè monzese, che non abbiamo bisogno di nominare apparendo il nome sulla foto che pubblichiamo, avrebbe dato ad un suo cliente che avrebbe – è quanto si evince – protestato per la mancanza di gentilezza del gerente.
Chiamiamolo gerente.
Non siamo assolutamente interessati alle vicenda private di coloro che dal bar all’angolo sono usciti, con tutto il loro bagaglio di roba che non avremmo mai conosciuto senza un cancro chiamato social network, tuttavia il messaggio di risposta del gentile gerente del locale monzese, rivela una tendenza irrinunciabile di questi tempi sì oscuri.
L’insopportabile, ed insopprimibile, evidentemente, necessità di rendere pubbliche le proprie brutture: da fotografie, ad eventi, a piccolezze, inumanità, indecenze, flatulenze verbali, tutto viene affidato a una tastiera, ad un algoritmo, ad un dito pollice. Elementi che sono stati scollegati dal cervello, grazie alla vanità del “mi piace”. Grazie all’adesso glielo faccio vedere io lo sputtano su Facebook…
Il commento parla da solo; non di coloro ai quali vorrebbe rivolgersi, ma del suo autore. E non ne parla bene. Ma come tutti coloro che ritengono di avere qualcosa da dire e dovrebbero stare zitti, anche il gerente, o chi per lui è stato autore del messaggio, voleva ottenere il risultato di dare il suo inutile parere sui massimi sistemi senza considerare che se veniamo tacciati di maleducazione da un cliente, che ci dà il pane, dovremmo scusarci e punto. Per quanto riteniamo il cliente deprecabile per come si veste, parla, mangia, si muove, fa l’amore, vota. Considerando che quel cliente, magari, potrebbe avere qualcosa da insegnarci: ad esempio sul come usare la punteggiatura.
Ma sono concetti complicati per l’homo assai poco sapiens del social.
(16 gennaio 2019)
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