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Mentre Fontana si dibatte e dalla Lega di Salvini comincia il fuggi fuggi….

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di Daniele Santi #Lopinione twitter@milanonewsgaia #Politica

 

Mentre i giornali strilloni al servizio del seovra-leghismo si affannano a parlare di un “testimone che smonta le accuse a Fontana” senza citare il testimone né l’impianto che smonterebbe le accuse al governatore della Lombardia sotto assedio, si apre un altro fronte nella tormentata vicenda di queste settimane della Lega di Salvini e del suo leader ferocemente contestato anche dei suoi compagni di partito.

Non c’è soltanto Zaia a non poterne più del Tribuno boccalone e delle sue esternazioni sulle mascherine, sul distanziamento, e delle sue strette di mano al ragazzino sul palco – che gli dà una lezione – alla festa della Lega in Romagna, in sfregio ad ogni raccomandazione sanitaria, ci sono anche quelli che la Lega di Salvini non la vogliono proprio e rifiutano di rinnovare la tessera. Ci sono poi quelli che il Nord prima di tutto che della Lega Nazionale che prende per il culo i terun ne vogliono sapere ancora meno.

La guerra l’ha cominciata Gianluca Pini, ex deputato leghista e sfidante di Salvini all’ultimo Congresso, insieme ad una ventina di esponenti della vecchia guardia, il quale ha inviato una diffida a Igor Iezzi, il Commissario federale della Lega Nord (Salvini si è dimesso dalla segreteria per incompatibilità rispetto al nuovo partito), richiamando proprio le procedure del tesseramento furiosi con la scelta salviniana di “regalare” e di non far pagare l’iscrizione alla Lega Nord che viene mantenuta in vita solo formalmente, se ti iscrivi alla Lega di Salvini.

La cosa è così invisa a gran parte della Lega di Bossi (nel frattempo c’è circa un 30% di tesserati in meno  che di Salvini non ne vogliono sapere) che la diffida inviata da Gianluca Pini potrebbe “invalidare l’intero percorso che conduce alla Lega per Salvini Premier e al sistema del doppio tesseramento. Alcuni dirigente fedeli al Senatur sono pronti a far valere l’illegittimità e a riprendersi il simbolo, il nome e l’immagine di Alberto da Giussano. Tutto si fonda su un interrogativo presente nei pareri legali: “E’ possibile non pagare le quote associative per un partito che avrebbe ancora 49 milioni di debito con lo Stato?”. Lo scrive Next Quotidiano che cita il quotidiano Repubblica.

Il Tribuno sta quindi cannibalizzando sé stesso e il partito che gli dà da mangiare, proprio nel senso politico, quello dei voti, con la sua scelta di fondare la lega di Salvini premier perché lui è già il dittatorello della stato orbanista dell’Italia come la Russia, ma si trova tra i piedi proprio i suoi vecchi compagni di partito, quelli che da rossi sono diventati verdi e che un tempo prendevano le ferie per passarle alle feste de l’Unità e poi le prendevano per osannare Bossi, le ampolle e le sacre acque del Po. Povera Italia. Anzi, povero Salvini perché è partita la caccia al segretario.

Dal 2xmille destinato ai partiti si evince poi che alla Lega sono stati attribuiti da 63.689 persone un totale di 753.093 euro, con i finanziatori più numerosi che sono i Lombardi – perché Attilio Fontana non è lì per caso, se lo sono voluti – quindi 20mila veneti, 5 mila piemontesi e via calando. Interessanti i dati dal Sud: appena trecento persone dalla Sardegna, nonostante o forse grazie a Solinas, hanno versato il loro 2×1000 alle Lega. I siciliani sono appena 266. Insomma Salvini spopola. Soprattutto nel suo partito.

 

(4 agosto 2020)

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