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Democrazie gravide di populismi, neofascismi, suprematismi e altri “sciocchismi”

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di Luca Venneri (Portavoce Nazionale Rete Italiana Antifascista)

In questa settimana si sono confrontate nello scenario pubblico due democrazie. Parlo degli USA e dell’Italia. Gli Stati Uniti, dopo le tristi vicende di Capitol Hill, cercano di ricostruire la loro unità democratica intorno a Biden. In Italia abbiamo, invece, assistito alla affannosa ricerca di una nuova maggioranza a sostegno del governo Conte. Vicende molto differenti tra loro che  offrono spazio di discussione e approfondimento intorno al tema della democrazia e degli elementi che alcune forze politiche stanno mettendo in campo per contrastare la protervia del rigurgito populista sempre più prepotente.

È tutta una questione di numeri.

Negli Stati Uniti abbiamo visto ieri che a prendere il potere è il più vecchio presidente di sempre. Biden ha 78 anni. Esistono, tuttavia, altri numeri differenti come la maggioranza al Senato che è di solo 2 voti di scarto con i repubblicani. I numeri sono un elemento cruciale anche in Italia, martedì è stata certificata una nuova maggioranza, del tutto relativa, al Senato: 156 voti favorevoli alla fiducia, 140 contrari e 16 astenuti (Italia Viva).

I numeri sono differenti, possiamo tuttavia vedere degli elementi in comune. Prima di tutto, incontestabile è la fragilità delle due maggioranze al Senato. In Italia, più che negli Stati Uniti, è evidente la fatica a poter concretizzare un’azione di governo stabile. Il tema generale tuttavia è un altro. La fragilità con cui le forze democratiche (di centro-sinistra) hanno per opporsi alle forze populiste di destra. Maggioranze risicate o relative offrono uno scenario che dovrebbe farci riflettere su che tipo di azione queste forze antipopuliste cercano di vince la battaglia politica.

Molti in questo periodo, soprattutto dopo alcuni miei articoli, hanno voluto rimarcare che dovremmo accontentarci di quello che abbiamo. Trovo che questo atteggiamento sia limitato dalla paura che l’alternativa sia peggiore di quello che abbiamo. Un sentimento comprensibile che tradisce la fragilità delle democrazie che non riescono, o faticano, ad opporsi all’antidemocraticità di alcune destre e degli estremismi suprematisti (presenti anche in Italia).  Tradisce, inoltre, un vuoto di pensiero diffuso nel trovare nuovi stimoli all’azione politica delle forze progressiste.

Possiamo accontentarci di maggioranze raccogliticce? Oppure dovremmo trovare nuovi metodi, modalità e visioni che possono diventare veri catalizzatori di una nuova politica?

Accontentarsi in politica è sempre una condizione che prelude al disastro. Coloro che oggi pensano di doversi accontentare vedono solo la bidimensionalità e non riescono a essere prospettici. Se Biden fallisse la sua missione riformatrice e democratica o Conte non riuscisse a centrare gli obiettivi, come quello del ‘Next Generation UE’, consegneremmo le democrazie al populismo per molti anni.

Dovremmo soffermarci sulla riflessione profonda che l’accontentarsi non è una soluzione, ma solo un modo per tirare a campare. Se non ci armiamo di nuove visioni, questo tirare a campare, diventerà la gabbia e, forse, la tomba per la democrazia che oggi vogliamo difendere.

 

(22 gennaio 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 




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