di Redazione, #politica
Genova si ripete a Milano. Ricorderete la storia della candidata vincente scelta dalla base che poi Grillo non volle perché non le andava a genio, alla faccia della base? A Milano succede qualcosa di simile e a gestire la delicata faccenda è Giuseppe Conte, che pare non la stia gestendo benissimo.
Quattro ore di riunione dovevano servire, lo scorso 17 agosto, per fare ingoiare alla base grilla la candidata scelta da Conte: Layla Pavone, ma la base del partito aveva scelto Elena Sironi, quella stessa base che online ha scelto Conte. Che accade?
Accade che la gestione del potere è assai complicata e se la base, che è sempre stata a parole un totem intoccabile del grillismo di ieri e di domani, perché oggi si può sempre discutere, vota un nome e il presidente ne sceglie un altro allora quel partito ha due problemi: la base e il presidente. Così tocca mediare, che alla fine vuol dire non prendere una decisione, arte nella quale Conte è bravissimo, e cercare di fare ingoiare la cattiva medicina di Layla Pavone candidata e di Elena Sironi capolista che rischia di essere il primo grattacapo da non sottovalutare. C’è poi quell’altra questione di importanza quasi irrisoria: si vota il 4 e 5 ottobre, praticamente ieri, e alla presentazione definitiva delle liste mancano due settimane.
Non si è trovata una soluzione manco a cercarla, nel pomeriggio del 17 agosto, poi Conte se n’è dovuto pure andare, e c’erano parlamentari, consiglieri regionali, insomma c’era tutto il M5S del dico questo e faccio altro. In queste condizioni è difficile intravvedere una strada per Conte. In compenso quella del M5S si vede benissimo. Ed è tutta in discesa.
(18 agosto 2021)
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