di Massimo Mastruzzo* #Brescia
L’irresponsabilità con cui si spendono facilmente enormi quantità di soldi pubblici si può facilmente osservare analizzando due discutibili progetti nel Bresciano, sponsorizzati dalla presidente della comunità del Garda, nonché ministra, Mariastella Gelmini:
TAV Brescia-Verona e depuratore del Garda sono due progetti palesemente incuranti della spending review (bello fare i brillanti con i soldi dei contribuenti), di eventuali alternative e senza, stante la situazione, aver valutato gli effetti ambientali.
Per il progetto di Alta Velocità da Brescia a Verona, progetto approvato – che però è stato bocciato dall’analisi costi-benefici del Politecnico di Milano – nessuno prese in considerazione le proposte degli ambientalisti di un tracciato che passasse vicino alla linea storica che, con un risparmio di costi, di suolo e di tempi realizzativi, avrebbe incrociato le stazioni del Garda. Ora la Gelmini, diverse istituzioni e associazioni locali e Confindustria, chiedono di fare una fermata nel basso Garda: a una decina di km a sud di Peschiera e di Desenzano si vorrebbe fare una stazione hub in mezzo ai vigneti e un centro servizi per dare impulso al turismo, all’enogastronomia, al commercio e all’artigianato. Sarebbe bastato accorgersi prima che i suggerimenti degli ambientalisti soddisfacevano questa necessità e si sarebbe risparmiato spreco di denaro pubblico con un minor impatto ambientale.
Purtroppo chi oggi chiede, sono gli stessi che hanno già chiesto, e mandato in fumo milioni di soldi dei contribuenti perché la ritenevano indispensabile, la stazione all’aeroporto di Montichiari, per poi volgere con fare indifferente lo sguardo altrove, quando l’aerostazione passeggeri di Montichiari è stata abbattuta e l’autorità dell’aviazione civile ha certificato la sua chiusura al traffico passeggeri.
L’altro progetto (che piace tanto alla ministra Gelmini) estratto dal discutibile cilindro dei fondi pubblici è quello di scavalcare un dislivello collinare di 150 metri (le colline moreniche del Garda) per trasferire tutti i reflui nel fiume Chiese, e costruire due maxi impianti – uno a Gavardo e l’altro a Montichiari – pur rimanendo in uso quello di Peschiera.
Diverse associazioni ambientaliste hanno iniziato una protesta, con un presidio in piazza Duomo a Brescia, sotto al palazzo del Broletto, che va avanti giorno e notte dal 9 agosto scorso.
Costo del progetto, per far scollinare reflui fognari, 230 milioni di euro. “Una passeggiata fognaria” nonostante il Testo Unico in materia ambientale esclude la possibilità di trasferire i reflui da un bacino orografico ad un altro (in questo caso, dal Mincio al Chiese), e impone che i reflui restino nel bacino di provenienza.
Ma soprattutto considerando che, secondo i tecnici consultati dagli ambientalisti, basterebbe buon intervento di manutenzione e potenziamento della struttura di Peschiera, visto che allo stato attuale lo stesso risulta sottoutilizzato potendo depurare le acque di 320.000 abitanti e la domanda solo d’estate raggiunge il mezzo milione di abitanti.
Dietro a questo dubbio progetto però c’è dell’altro, c’è di peggio, ci sono le economicamente potenti organizzazioni di categoria che condizionano la politica regionale e provinciale in un territorio dove forza e peso politico ed economico di un territorio non sono anche garanzia di legalità e dove in realtà si nascondono enormi interessi speculativi.
*Direttivo nazionale del M24A-ET-Movimento per l’Equità Territoriale
(15 ottobre 2021)
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