di Daniele Santi
Il capo Ultras del Milan, Luca Lucci, è agli arresti accusato di traffico internazionale di droga insieme ad altri due esponenti degli “Ultras” rossoneri, altre persone sono ai domiciliari, uno di loro ha l’obbligo di firma. Lo sfregio all’antico detto “allo stadio perché lo sport maestro di vita” arriva dal capo della curva Sud del Milan, già condannato per un pugno sferrato ad un ultrà interista che nell’occasione perse un occhio e omaggiato dalla visita amichevole di Matteo Salvini ai tempi ministro dell’Interno.
Posto che il leader leghista si sceglie gli amici che vuole, anche se poi non può pretendere che ci si dimentichi di lui se da ministro dell’Interno dà amichevoli pacche sulle spalle ad un capo ultrà la cui violenza è provata da una condanna, la faccenda spaccio di droga-Lucci-ultras è di una tristezza infinita e di una pericolosità sociale spaventosa. E simili personaggi non dovrebbero essere esposti da figure politiche di primo piano ad una legittimazione, per quanto involontaria, ingiustificata ed ingiustificabile.
Le curve del tifo come grandi e affollatissime piazze sotto le quali nascondere i propri reati, i propri traffici, giustificare le proprie azioni illegali, utilizzare la propria violenza da capibranco. Insomma tutto il contrario dell’educazione all’onestà e ai valori raccontati quando si parla della realtà del calcio, venerandoli come dei moloch incrollabili.
La solita storia della realtà parallela che non esiste, ma depista.
(17 dicembre 2021)
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