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Salvini va alla guerra: “Non voteremo la delega fiscale”. Tutto pur di non parlare di Open Arms

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di G.G.

In un impeto di entusiasmo quasi adolescenziale, travolto dal non voler credere a Draghi  – perché è sempre meglio credere a Putin – che dice che le tasse non aumenteranno, ma solo “a parole”; in una pausa del processo Open Arms, a proposito di distrazioni di massa, ecco Salvini ritrovare la voce persa sulla condanna alla Russia, insieme alla reputazione sgretolatasi in mondovisione, per gridare “Non voteremo la delega fiscale”.

Salvini è così abituato alla politica che dice una cosa e poi ne fa un’altra, che è la politica della sua coalizione, da pensare che tutti siano uguali, quindi punta il dito contro Draghi (e si mette di traverso a Meloni per tentare di recuperare voti, quando non sanno nemmeno con quali candidati andranno alle amministrative che rischiano di essere un massacro) perché la Lega “non può votare un documento dove c’è scritto che potranno aumentare le tasse sui risparmi, sui conti correnti, sui titoli di Stato, sugli affitti e sulla casa”. Non sappiamo in quale Italia viva Salvini, forse quella governata dai russi che per fortuna ancora non c’è, ma a noi le tasse sui conti correnti, ad esempio, sono già aumentate. Poi magari non siamo così abili a leggere gli estratti conto.

Ma la giornata è solenne perché Salvini parla in una pausa in una pausa dell’udienza del processo Open Arms, che lo vede imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. E non può certo rischiare che di quel processo si parli troppo, così come dei suoi silenzi sull’invasione di Putin dell’Ucraina. Meglio raccontare di cuocersi un Draghi a fuoco lento, mentre il Salvini arrosto lo infornano al Pirellone.

 

(8 aprile 2022)

©gaiaitalia.com 2022 – diritti  riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 



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