di Giancarlo Grassi
Non avendo capito nulla della recente batosta alle amministrative, nonostante Zaia che parla della vittoria delle destre a Belluno faccia pensare il contrario, le granitiche destre disunite su tutto, una delle cui leader osannava la Russia e Putin nel suo libro da duecentomila copie vendute – e poi ci si chiede come mai questo paese sia filo-Putin e da dove venga l’orrendo sentimento – ha iniziato la sua guerra interna per il Pirellone.
A dare la stura alla gravosa questione Donna Letizia Moratti del sono brava solo io messa lì da Berlusconi a guardia di Fontana e della sanità lombarda, che vedendo così da vicino la poltrona di presidente tutti i giorni si è fatta venire l’acquolina in bocca. Succedeva infatti che mentre gli elettori li prendevano a sberle nelle urne – prima che Salvini decidesse di chiedere umilmente la gestione collegiale delle politiche della Lega (no, non mi buttate fuori, senza cariche non vivo) – il segretario leghista e il suo vice Giorgetti fossero in missione al Pirellone per la protezione dell’aurea carica di Fontana che Meloni non vuole, Berlusconi nemmeno e la Lega neanche. Ma tocca fare il teatrino.
Ecco così che dopo le reazioni immediatamente successivo alla débacle – “O vinciamo al primo turno o siamo morti”, probabilmente perché sono “morti” – alla richiesta di incontri urgenti che non serviranno a nulla perché con Meloni leader del partito più votato della coalizione il problema non è più politico, è sessista e Berlusconi ha già fatto capire quale è la sua interpretazione politica della disfatta: le destre vincono se il candidato è di Forza Italia, è seguito il nulla. Dicasi discussione sul Pirellone. Sic et simpliciter.
Il berlusca parla molto, ma quando c’è da essere concisi come fanno i capi, non lo batte nessuno. Dunque la storia si riduce al “O i candidati di Forza Italia” e quindi comando io o delle granitiche destre rimangono giusto i mal di pancia. Che non sono i suoi.
Eccoci dunque alla nuova rincorsa delle poltrone, questa volta in Regione Lombardia, mica naturalmente per amore delle poltrone [sic] ma per il bene dell’Italia, quel bene che le destre vogliono così tanto da essere in rapporti politici con tutte le formazioni illiberali e antieuropee che siedono a Bruxelles; un bene grande così che vogliono soprattutto se l’italiano di cui raccontano di volere il bene vota a destra: in caso contrario si adatti.
(28 giugno 2022)
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