Se l’anno scorso era stato l’anno degli osanna alla presidente del Consiglio appena insediata e lei aveva partecipato di rosa vestita in tutto il suo splendore, dopo 12 mesi le priorità sembrano essere altre – ad esempio l’apparizione pro-popolino in sede autodromo a Monza, forse a sostegno di Galliani – e la sedia tristemente vuota di Cernobbio pare indicare che la festa è finita.
E da Cernobbio non arrivano segnali di entusiasmo. Ad esempio alla riunione annuale per le decine di imprenditori e manager invitati sul lago di Como si accenna alla quasi scomparsa del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il PNRR, che il governo sta praticamente ignorando se non per l’essenziale. Perché un paese prospero è nemico delle destre populiste che sono abili nella propaganda, ma non hanno un piano politico.
E a Cernobbio sono furioselli: sulle scatole hanno tre questioni principali: il già citato PNRR, la Legge di Bilancio che sarà un massacro perché soldi per manovre non ce ne sono e Meloni ha già dato segni di voler piantare qualche bandierina utile al suo partito e, infine ma non per ultima, la questione degli extraprofitti rispetto ai quali Meloni dovrà lavare l’onta di non avere chiesto permesso insieme all’ipotesi che “il governo possa stangare anche quegli operatori che si sono accollati gli Npl, i crediti deteriorati” come da articolo di Repubblica.
La sensazione è che gli industriali vedano il governo alla canna del gas, e non sono i soli, capace di tutto (ma che era capace di tutto e del suo contrario, Meloni non lo aveva certo nascosto in campagna elettorale) e che la frenata del Pil allo 0,4 per cento nel secondo trimestre sia qualcosa in più di un segnale inquietante – alla faccia dei “L’Italia è il paese che cresce di più in Europa” di qualche mese fa.
E a conferma della semplice verità che dice “chi di trionfi ferisce di tonfi perisce” ecco la possibile-presidente in rosa del 2022 trasformarsi in presidente ectoplasma nel 2023, molto di più di una battuta. Il governo, non va diviso soltanto verso le europee 2024, ma si prepara il terreno per cedere il posto a un ennesimo governo (tecnico?) dopo che gli elettori gli racconteranno come la pensano nelle urne. Il segnale? Meloni d’Italia starebbe pensando di lasciare la presidenza del gruppo “Conservatori & Riformisti” la cui denominazione-ossimoro racconta esattamente di che pasta sono fatti. Con quella formazione, secondo Italo Bocchino a Otto e mezzo, Meloni sarebbe dovuta diventare qualcosa di simile a una Regina d’Europa non incoronata.
(3 settembre 2023)
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