Era stata “una brutta giornata”, il 19enne era “nervoso”, dunque verso le 2 del mattino se n’era uscito di casa con un coltello da cucina in tasca – immaginiamo sia quello che fanno tutti coloro che sono un po’ nervosi, se escludiamo la possibilità remota di martellarsi i testicoli su un’incudine per calmarsi i nervi – e incontrato il 31enne che rientrava dal lavoro e si scambiava vocali con la donna che amava.
Il 19enne “un po’ nervoso” gli si è parato davanti e gli ha detti “Dammi qualcosa”, poi gli ha afferrato le cuffie dalla testa. Il giovane 31enne che, presumibilmente, tutto quello che voleva in quel momento era continuare a parlare con la donna che amava, ha tentato di riprendersele quelle cuffiette che si era pagato e ha subito il fendente mortale. Il 19enne fermato ha precedenti per furti e rapina, deve capitargli spesso di essere “un po’ nervoso”, e ha detto “non mi ero reso conto di averlo ammazzato”.
Quando non riesci a dare valore nemmeno nemmeno a te stesso, figurarsi che considerazione puoi avere degli altri.
Poi il 19enne con bottino di due cuffiette da 14 €, la cifra che deve valere la vita altrui per giovani che escono un po’ nervosi perché non era stata una buona giornata infilandosi un coltello da cucina in tasca alle 2 di notte forse per farci due chiacchiere, è stato accompagnato dal padre [sic], previa confidenza famigliare scrive Repubblica, alla stazione dove “ha preso un treno per Alessandria — forse diretto a Torino per poi andare all’estero — dove la Polfer lo ha fermato per un normale controllo. Al termine del quale è stato lui stesso a tornare sui suoi passi: “Sono di Rozzano, sono stato io, ho fatto un casino”.
No lettrici e lettori, questo 19enne che viene accompagnato dal padre alla stazione dopo avergli confessato che aveva accoltellato un passante (chissà se un minimo di rimorso lo proverà questo padre che avrebbe dovuto, lui stesso, denunciare il figlio alle forze dell’Ordine) non ha fatto un casino, ha ammazzato un uomo. Perché le parole contano. Commettere un omicidio non è fare un casino. E’ distruggere la vita di chi rimane dopo averne interrotto di propria mano, e spesso per futili motivi, un’altra. E passa così. Nel racconto di chi perpetra. Come normale cronaca legata al proprio sé preda dell’ormai abituale “ero un po’ nervoso”
I fatti, come è noto, a Rozzano.
(13 ottobre 2024)
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