di Marinella Zetti
Primo Dicembre o World Aids Day. Anche nel 2024 andrà in scena la solita ipocrisia sui giornali e alle Tv: per un giorno scriveranno e parleranno di HIV, poi tornerà il silenzio. Un silenzio tombale per 364 giorni come se il virus e lo stigma andassero in vacanza. Eppure, dopo il picco negativo del 2020, le nuove diagnosi di Hiv in Italia continuano ad aumentare. Secondo i dati pubblicati dal Centro Operativo Aids dell’Iss-Istituto Superiore Sanità nel 2023 si è tornati vicini ai livelli pre-Covid, i maschi nella fascia 30-39 anni si confermano il genere con una maggiore di nuove diagnosi, mentre è il Lazio la regione dove l’incidenza è maggiore.
Il tema scelto per il 2024, “Take the rights path” – “Prendi la strada dei diritti” – , pone l’accento sull’importanza dei diritti umani per sconfiggere l’AIDS entro il 2030. Questo obiettivo, definito dal Programma delle Nazioni Unite per l’AIDS (UNAIDS) e sostenuto dalla comunità internazionale, sarà raggiungibile solo proteggendo i diritti di tutti e garantendo che nessuno venga lasciato indietro.
Lo Stato è assente
Per undici mesi lo Stato italiano si dimentica dell’HIV e delle altre IST-Infezioni Sessualmente Trasmissibili, evitando accuratamente di fare informazione e prevenzione e demandando tali attività alle associazioni che operano in Italia. Ad esempio, ASA-Associazione Solidarietà Aids di Milano nata nel 1985 e tuttora in prima linea con modalità diverse rispetto agli anni terribili, quando non esistevano le terapie per contrastare l’HIV.
Oggi abbiamo tutto, manca solo l’informazione. I giovani, e non solo loro, sono ignoranti, non sanno nulla dell’HIV e delle altre IST, alcuni sono convinti che la sifilide sia sparita all’inizio del Novecento. Negli anni Novanta le associazioni andavano regolarmente nelle scuole, oggi non è possibile perché non si può parlare di sesso ai ragazzi. Non è “serio” sostengono alcuni genitori, impedendo così l’organizzazione di incontri anche a chi vorrebbe informarsi.
E l’ignoranza si diffonde. E anche lo stigma. Vanno di pari passo. E le persone hanno paura dell’HIV e delle persone con HIV. Non sanno nulla sulle modalità di contagio. Non sanno che se una persona assume regolarmente la terapia non può trasmettere il virus, perché la sua viremia è inesistente. Chi opera nelle associazioni lo sa da anni, dal 2019 è evidenza scientifica, eppure i media non ne parlano.
Spesso anche i medici di base ignorano il significato di U=U ovvero Undetectable = Untrasmittable o in italiano N=N Non rilevabile = Non trasmissibile. Il motivo è sempre lo stesso: non c’è informazione e nemmeno la prevenzione. Le associazioni non ce la fanno da sole anche se si impegnano organizzando eventi per somministrare test alle persone e per spiegare come si può evitare il contagio.
Manca lo Stato. E credo che per i prossimi mesi/anni non siano previsti miglioramenti.
(29 novembre 2024)
©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata