di Samuele Vegna
Si attendeva da tre settimane la controperizia che potesse contestare la perizia cinematica della Procura di Milano che riguarda la morte di Ramy Elgaml e il grave ferimento di Fares Bouzidi.
Premetto un dettaglio che non è passato inosservato: Fares è imputato per resistenza a pubblico ufficiale per cui ha scelto il rito abbreviato, e poi per concorso in omicidio stradale ma di quest’ultimo reato è imputato anche il carabiniere sulla gazzella che sembra, a questo punto, aver speronato lo scooter dei due ragazzi: peccato che emerga soltanto il nome di quello che è stato definito fin da subito criminale, probabilmente soltanto perché straniero, e non emergono nemmeno, sulle pagine di certi fogliacci razzisti, i nomi e i cognomi dei carabinieri che avrebbero fatto cancellare il video dal cellulare di Omar secondo alcune testimonianze, quella di Omar compresa.
Ma si sa, noi siamo un Paese affezionato a certo razzismo da mercato cheap e che non ha mai veramente fatto pace con il fascismo.
Il risultato della controperizia voluta dalla famiglia Elgaml è che c’è stato sicuramente un “urto tangenziale” quando auto e scooter viaggiavano paralleli subito prima dell’incrocio Ripamonti-Quaranta e che senza di esso lo scooter avrebbe proseguito dritto anziché sbandare con una perdita di aderenza risultata fatale per il diciannovenne Ramy, che è di fatto finito sotto la gazzella dei carabinieri. É anche incredibile il fatto che la perizia depositata dalla Procura includa la velocità della gazzella valutata in 28,5 km/h, oltre al sospettoso smaltimento del palo semaforico avvenuto in circostanze ancora da chiarire e che sarebbe stato utile come prova.
Ramy aveva tutta la vita davanti e non era né un criminale, né un drogato come invece è stato definito e che, come tutti coloro che nascono, aveva il diritto alla vita.
(4 aprile 2025)
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