di Massimo Mastruzzo*
Sappiamo già della migrazione sanitaria, un importante business per le regioni del Nord, che registrano saldi positivi, mentre le regioni del Sud registrano saldi negativi: Emilia Romagna e Veneto incassano il 94,1% del saldo attivo, mentre il 78,8% del saldo passivo grava al Centro-Sud, con il 54,4% delle prestazioni erogate fuori Regione che peraltro, a discapito della sanità pubblica, va al privato accreditato.
Un sistema che senza adeguate misure correttive, e con l’autonomia differenziata, affosserà definitivamente la sanità del Mezzogiorno, con un effetto boomerang anche sulla sanità pubblica delle Regioni del Nord.
Non di meno, però, è il business dietro ai voli nazionali che nei periodi di maggiore richiesta raggiungono cifre inaccettabili non solo per viaggiare in aereo, ma anche in treno o pullman.
Un’indagine di Assoutenti fotografa una situazione allarmante: rientrare al Sud durante le festività può costare fino al 470% in più rispetto ad altri periodi dell’anno.
La speculazione intorno ai periodi dell’anno in cui gli italiani si spostano di più, diventa ancora più amoralmente speculativa perché nella grande maggioranza dei casi, anche se tutte le istituzioni fanno finta di non sapere, si tratta di emigrazione di rientro, che sia essa per lavoro, studio, o per sanità. Lavoratori, studenti, ammalati, prevalentemente cittadini del Sud-Italia che, dal report di Assoutenti, dovranno spendere per un volo fino al +468%, rispetto ai giorni non festivi, o per un treno di sola andata da Torino a Reggio Calabria 360 euro, per un biglietto verso Brindisi 619 euro, più di un volo di andata e ritorno per New York nelle stesse date (da 571 euro con uno scalo).
L’irrisolta questione meridionale è probabilmente rimasta tale perché come sottotitolo si può leggere Questione di Business.
*Direttivo nazionale MET
Movimento Equità Territoriale
(12 aprile 2025)
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