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La reinterpretazione critica dei simboli nazionali attraverso l’arte contemporanea: il caso di Maurizio Cattelan a Bergamo con “One”

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di Effegi

L’indagine sull’iconografia risorgimentale e la sua percezione nella contemporaneità rappresenta uno dei temi più fertili e complessi nel panorama dell’arte pubblica odierna. In questo contesto si inserisce l’opera di Maurizio Cattelan, artista la cui pratica si caratterizza per un uso irriverente e destabilizzante dell’immaginario collettivo. La sua installazione “One”, collocata nella Rotonda dei Mille di Bergamo, costituisce un esempio paradigmatico di come l’arte possa interrogare e decostruire le narrazioni storiche codificate, offrendo al pubblico una nuova chiave di lettura su figure emblematiche come Giuseppe Garibaldi.

L’opera si presenta come una scultura iperrealista raffigurante un bambino, vestito di rosso, seduto a cavalcioni sulla statua dell’Eroe dei Due Mondi. Il gesto infantile di simulare una sparatoria, con la mano alzata, introduce un elemento ludico e provocatorio, che rompe con il tradizionale rispetto sacrale attribuito a Garibaldi. L’effetto è duplice: da un lato, l’innocenza e la spontaneità del bambino destabilizzano la solennità della memoria storica; dall’altro, suggeriscono una riconsiderazione critica della mitologia risorgimentale, spesso ridotta a un simbolo innocuo e quasi decorativo.

Questa operazione artistica si inserisce nella più ampia cornice della mostra “Seasons”, curata dalla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, che ha inaugurato il 7 giugno 2025 e si sviluppa in diversi spazi cittadini. Il progetto espositivo si propone di esplorare la dialettica tra storia e contemporaneità attraverso interventi site-specific, stimolando il dibattito pubblico sul ruolo della memoria e della sua rappresentazione. La presenza di “One” nel contesto urbano della Rotonda dei Mille, luogo simbolo della spedizione garibaldina, amplifica la portata simbolica e critica dell’opera, instaurando un dialogo serrato tra passato e presente.

Cattelan, intervistato da La Repubblica, ha chiarito come la sua riflessione parta dall’osservazione di una trasformazione culturale: Garibaldi, da figura rivoluzionaria e temuta, è divenuto un’icona rassicurante, quasi una mascotte nazionale, privata della sua carica sovversiva. L’artista sottolinea come il processo di assimilazione e mitizzazione della storia conduca a una sorta di anestesia collettiva, in cui il potere del simbolo si dissolve nell’abitudine e nel rituale celebrativo. L’intervento del bambino, dunque, assume il significato di un agente di discontinuità, che riporta l’eroe a una dimensione di vitalità e tensione politica.

Il discorso critico non si esaurisce in “One”. Altri lavori esposti, come “Bones” nell’ex Oratorio di San Lupo, sviluppano ulteriormente la tematica del potere e del suo declino, attraverso simboli naturali e antropomorfi. L’aquila caduta, figura imperiale per eccellenza, è rappresentata in uno stato di vulnerabilità, evocando una riflessione sulla fragilità delle strutture dominanti e sull’inevitabile interazione tra uomo e natura, tema caro all’arte contemporanea.

“Seasons” rimane visitabile fino al 26 ottobre, configurandosi come un’occasione preziosa per confrontarsi con la storia italiana sotto una lente critica, ironica e profondamente contemporanea. L’opera di Cattelan invita a rivedere il modo in cui la memoria storica viene istituzionalizzata e trasmessa, stimolando un dialogo che attraversa la politica, la cultura e la società civile, e mettendo in luce il ruolo dell’arte come strumento di riflessione e rottura degli schemi consolidati.

 

 

(13 giugno 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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