Per dirla con le parole del capogruppo di Sinistra Civica Ecologista alla Regione Lazio, Claudio Marotta, quella per il Leoncavallo è stata una manifestazione “piena, colorata, giovane. Decine di migliaia di persone hanno attraversato Milano per dire una cosa semplice e potente: il Leoncavallo non si cancella”.
E c’era una comunità unita, con un colore politico definito, quello che si richiama alla giustizia, alla cultura e ai diritti di tutte e tutti a manifestare contro una città che chiude i centri sociali, i centri di aggregazione, soffoca la cultura, per lasciare spazio a enormi cubi di cemento dai prezzi esorbitanti e inaccessibili ai più, gestiti e voluti da persone alle prese con la giustizia che si permettono di sputare veleno sulla manifestazione, perché la miglior difesa è l’attacco. Per quanto la pallottola sia spuntata.
C’erano attori, artisti, attivisti, gente comune, e c’era qualche politico a titolo personale nel pacifico corteo che ha detto No, un no che va molto oltre la chiusura del Leoncavallo del 15 agosto scorso e continuerà a far vivere questa bellissima storia collettiva nonostante si chiuda il Leoncavallo a Milano e si mantenga aperta Casapound a Roma.
Perché ci sono sempre due giustizie: quella che piace al governo Meloni e quella vera.
(6 settembre 2025)
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