di Giovanna Di Rosa #Lombardia twitter@milanonewsgaia #Coronavirus
La Regione Lombardia, e il suo Governatore Attilio Fontana, pur di non parlare del Pio Albergo Trivulzio, hanno lanciato un nuovo piano per la Lombardia che è l’esatta copia di ciò che ha detto Giuseppe Conte quando ha allungato la chiusura dell’Italia fino al 3 maggio.
Fontana e giunta del Pirellone non stanno vivendo bene questa faccenda, soprattutto perché il 14 aprile scorso la Guardia di Finanza è stata nei locali del Pio Albergo Trivulzio per 17 ore, abbiamo ragioni di ritenere che non fosse lì in gita di piacere. Qualche parola da Fontana? Qualche parola… giustamente. E siccome sotto inchiesta non c’è soltanto il Pio Albergo Trivulzio, ma anche altre strutture per la morte successiva ai contagi da Covid-19 di centinaia di anziani, c’è stata anche la visita agli Uffici della Regione Lombardia del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano; sono stati acquisiti documenti e Fontana ha infine dichiarato la “massima collaborazione verso chi svolge le indagini”.
Scrive Repubblica che “oltre che sul sequestro dei referti (si dovranno accertare eventuali omissioni e correlazioni tra le morti e i contagi), le attività di ieri degli investigatori al Trivulzio si sono concentrate sulla gestione organizzativa interna dell’istituto ma anche sulle direttive date dall’amministrazione regionale al Pat, così come ad altre Rsa, in questa fase di emergenza. E, in particolare, su quei “nuovi arrivi” di pazienti al Trivulzio (una ventina), quando era già scoppiata l’epidemia, anche se ufficialmente la struttura non avrebbe ricoverato malati Covid-19. Una delibera regionale dell’8 marzo, però, ha dato la possibilità alle Rsa di accoglierli”.
Va specificato che nemmeno lontanamente pensiamo che ci siano colpe ed omissioni da parte di Fontana, della sua giunta o che qualcuno, in quella sede, abbia dato ordini che andassero contro le indicazioni regionali e nazionali di contenimento del Coronvirus la cui violenza è sotto gli occhi di tutti, soprattutto in Lombardia.
Ciò che non possiamo fare a meno di sottolineare è l’immediata corsa al restyling mediatico operato dalla Giunta Fontana, che di errori – e madornali – ne ha commessi moltissimi come abbiamo puntualmente riportato qui a Milano Notizie, che sotto lo slogan Lombardia Libera (e volevi che dicessero qualcosa di diverso?) o qualcosa di simile, si sono lanciati in una nuova avventura di clonazione di proposte già articolate da Giuseppe Conte e che ora spacciano come farina del loro sacco.
Difficile credergli. Perché non ci sono né sacco né farina. Ci sono solo slogan. Come sempre.
E come sempre il rilancio leghista avviene in piena crisi leghista ad uso dei gonzi e del loro elettorato. Del resto bisogna pur fare dimenticare le mascherine ordinate alle ditte chiuse, gli ospedali in fiera senza medici e le colpe a Conte, così mentre Fontana, o dell’apogeo del fallimento leghista, rischia le gonadi, ecco la nuova straordinaria proposta ad uso riciclaggio della memoria di una Regione (la vedo dura); così “dal 4 maggio, la Regione” – scrive ancora Repubblica – “chiederà al Governo di dare il via libera alle attività produttive nel rispetto delle ‘Quattro D’: Distanza (un metro di sicurezza tra le persone), Dispositivi (ovvero obbligo di mascherina per tutti), Digitalizzazione (obbligo di smart working per le attività che lo possono prevedere) e Diagnosi”.
Va detto che sono tutte proposte che il governo di Roma ha già lanciato e che rilanciare, come ha fatto la Giunta Fontana nei termini in cui lo ha fatto, fa tanto venire il sospetto che sia necessario parlare d’altro, e farlo in fretta, perché potrebbe scoppiare una bomba di ben altra portata di quelle che i leghisti sono riusciti fino ad ora, seppur maldestramente, a disinnescare.
Non stiamo parlando di colpevolezze, che non ci sono, né di sospetti, perché non siamo sospettosi. Stiamo parlando di fretta. Troppa. E di superficialità. La solita. Siamo alle prese con un virus micidiale che si sta portando via una generazione e siamo già al 4 maggio ad uso mediatico, quando il 4 maggio potremmo essere nell’identica situazione di oggi. Anche Fontana, come troppi altri, dimentica che in Italia si registrano ancora circa 600 morti al giorno per Coronavirus.
Sono cifre che non si dimenticano, né si nascondono, con proposte come quelle delle attività scaglionate, o ricordando che l’Ospedale da 21 milioni di euro, nemmeno uno pubblico, va ricordato, che adesso serve a pochissimo potrebbe diventare un presidio che veglierà sulla salute dei lombardi, come Sant’Ambrogio insomma e viene definito, prima del varo come presidio, e con le esagerazioni tipicamente leghiste “una vera e propria assicurazione contro il sovraffollamento delle altre strutture regionali”. Come se le assicurazione della Giunta Fontana non le avessimo già viste.
Ci aspetteremmo assai più di un restyling su proposte praticamente uguali a quelle di Conte, che le ha solo accennate perché non si sa come andrà. Altro che comunicati stampa e proposte con tanto di slogan, nomi cognomi. Ciò che serve ne dopo-Coronavirus sono serietà, responsabilità, competenza e conoscenza delle Leggi. Tutte cose viste troppo poco in questi cinque settimane. Soprattutto in Lombardia.
E se credevamo di avere già letto tutto, o sentito tutto, la dichiarazione di Attilio Fontana sulla cassa integrazione “con garanzia della Regione Lombardia” e il suo slogan “La via lombarda alla libertà”, ci insegna che al peggio della Lega di Salvini non c’è mai fine.
(15 aprile 2020)
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