di Samuele Vegna
È uscita da poco la perizia cinematica richiesta dalla Procura di Milano che scagiona il carabiniere accusato di omicidio stradale, il quale, secondo la perizia, non ha fatto nulla di volontario, nonostante siano documentati ben due urti. Già i politici più proni e i fogliacci da strillonaggio a buon mercato hanno esultato, quando questa è solo una delle tante perizie e consulenze in arrivo all’interno di un processo molto complesso e che sarà molto lungo.
Avevamo specificato già a gennaio che c’erano innumerevoli incongruenze tra il racconto delle forze dell’ordine e il video delle dashcam delle gazzelle che hanno inseguito Ramy Elgaml e Fares Bouzidi, due ragazzi di 19 e 22 anni che erano in scooter la notte del 24 novembre scorso, inseguiti perché non si sono fermati a un posto di blocco. Avevamo raccontato in proposito anche del rapporto ECRI sulla profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine italiane e sui legittimi sospetti riguardanti la tragica morte di Ramy e le disperate condizioni di Fares, che ha passato più di una settimana in coma. Persino i giornali più importanti e autorevoli li avevano indicati come maranza, criminali, perché di origine straniera, nordafricana.
Nei video della dashcam e della telecamera del Comune viene mostrato un primo impatto e un carabiniere commenta: “Vaff…..o, non è caduto”, poi anche “sono caduti, bene!”, e questo ci aveva legittimamente suggerito la presenza di un dolo, una forte volontà di fare del male a questi due ragazzi, peraltro disarmati e incensurati.
Il silenzio delle istituzioni riguardo a questo avvenimento è assordante, l’assenza di chi dovrebbe intestarsi politicamente il fare chiarezza al riguardo è pesante, e infatti è facile insabbiare un caso del quale nessuno in politica vuole interessarsi se non per poter fare campagna elettorale contro i migranti. Già l’insabbiamento era cominciato con il video rimosso dal cellulare di un testimone che aveva ripreso lo scontro fatale, ma poi è successo altro, in silenzio: il palo semaforico contro il quale si sono schiantati, o sono stati fatti schiantare Ramy e Fares lo diranno le sentenze, una prova importantissima, è stato rimosso e smaltito due giorni dopo dall’A2A, tramite Amsa, come se niente fosse.
Questo, a essere sospettosi, acuisce ancora di più il sospetto.
Abbiamo sentito telefonicamente l’avvocata della famiglia di Ramy Elgami, dottoressa Barbara Indovina, che riguardo alla consulenza tecnica svolta dalla procura di Milano sui video delle dashcam, ha detto che anche loro faranno le loro consulenze tecniche entro quindici giorni, ricordando tra l’altro tutti gli accadimenti seguiti a quella che può essere definita una fatalità, fortemente strumentalizzati: parliamo del fatto che i due ragazzi fossero rapinatori, e non è vero, perché la catenina di Fares era sua, e si vede in una ripresa che la catenina gli veniva slacciata dagli operatori dei soccorsi e riposta in tasca per applicargli un collare ortopedico.
Il problema più evidente che l’avvocata sottolinea è il passaggio di consegne tra le forze dell’ordine, nelle quali bisogna riporre la massima fiducia, e la polizia locale di Milano che ha dovuto ricostruire il sinistro con omesse testimonianze non raccolte, la stessa polizia locale arrivata quando ormai la scena era già stata chiusa, e dopo che molte persone, pare fossero già state allontanate.
A volere essere sospettosi, pensare a un insabbiamento di quanto avvenuto, non sarebbe eccessivo. A volere essere sospettosi.
L’avvocata di Ramy, ricorda anche che l’omissione del testimone chiave Omar, e la cancellazione del video che aveva ripreso tutto, compreso il fatto che Ramy Elgaml era sotto l’automobile dei carabinieri, automobile che insieme ai video delle dashcam, sembrerebbe l’unica prova certa dopo lo smaltimento del palo semaforico che, secondo l’Avvocata, poteva essere una fonte di prove così come anche il giubbotto e insieme al fatto che c’erano altri testimoni che ad oggi non sono stati identificati e dai quali non è stato ancora possibile raccogliere testimonianze, che probabilmente avrebbero messo sotto una differente luce la posizione del carabiniere accusato di omicidio stradale.
L’avvocata sottolinea con forza che le indagini andavano svolte con più trasparenza.
E’ legittimo sperare che la famiglia di Ramy e Fares ottengano giustizia in un mondo sempre più ingiusto e razzista, che pone gli stranieri immediatamente sullo stesso piano dei peggiori criminali, quando forse, i peggiori criminali sono proprio coloro che diffondono odio, strumentalizzano tragedie e che ci fanno dimenticare che è morto un ragazzo di diciannove anni, che non era un criminale, e che aveva tutta la vita davanti.
(13 marzo 2025)
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