di Redazione Milano
“Parlare di un approccio di medicina di genere significa tenere conto delle specificità e delle differenze delle persone, accogliendo e valorizzando la pluralità dello spettro di generi, cioè ciò che ciascuno si sente. È ora di rendere centrale questo approccio anche dentro la sanità”, lo dice Paola Bocci, consigliera regionale del Pd, al termine del suo panel, intitolato ‘La salute della donna e i diritti delle donne alla salute’, tenutosi stamattina, alla Fondazione Feltrinelli di Milano, nell’ambito della seconda conferenza regionale del Pd ‘La salute è un diritto’, alla sua giornata conclusiva.
“Ci sono profonde differenze tra i generi che sono determinanti per la salute, perché ognuno ha caratteristiche biologiche, socioeconomiche e culturali diverse. Non riconoscere le differenze provoca disuguaglianze che vediamo ancora oggi, macroscopiche tra uomini e donne. Ma se la teoria ha assunto valore sulla carta, nella prassi medica, terapeutica e farmacologica questo approccio ha ancora difficoltà ad affermarsi. Così accade che a una donna che arriva in pronto soccorso con sintomi cardiologici, ma con scarso dolore toracico, viene dato un ansiolitico, senza riconoscere un possibile infarto”, precisa Bocci.
“Abbiamo parlato molto di universalità e uguaglianza del diritto alla salute. Uguaglianza vuol dire che la sanità deve essere accessibile a tutti e tutte senza distinzione. Equità comporta che ciascuno deve avere risposte adeguate a seconda della propria specificità e dei propri bisogni. Non siamo tutti uguali, non lo sono donne e uomini. Ma pur nelle differenze, anzi riconoscendole, dobbiamo avere gli stessi diritti e opportunità. Ippocrate diceva che è più importante sapere che tipo di persona abbia una malattia, piuttosto che sapere che tipo di malattia abbia una persona. Questo è l’approccio della medicina di genere che ha l’obiettivo di assicurare pari opportunità nella cura, nella prevenzione, nella diagnosi e non può prescindere dall’importanza del genere come determinante della salute”, ha spiegato Bocci in apertura di incontro.
“L’Oms definisce la medicina di genere specifica come quell’approccio che tiene conto delle differenze definite dal sesso e dal genere. In quest’ottica dobbiamo programmare interventi specifici, equi, consapevoli. A partire dalla ricerca farmacologica che si è per anni sviluppata più sull’uomo che sulla donna”, ha aggiunto la dem.
“In Italia solo nel 2018 è stato approvato formalmente un piano della medicina di genere, grazie anche al grande lavoro fatto dall’allora senatrice Paola Boldrini del Pd, ospite al panel. La quale ci ha detto che si sta facendo molto, ma che c’è parecchia distanza tra la teoria e la prassi. Persistono poi pregiudizi e scarsa informazione e viene sottostimato lo stato di salute e di urgenza delle cure della donna”, racconta Bocci.
“In Lombardia, ad esempio, in tutti gli ospedali ci sono i referenti per la medicina di genere, ma spesso non hanno i tempi, i mezzi economici, la possibilità di presentare progetti alla direzione strategica e quell’approccio rischia di rimanere tutto a livello teorico. È poi necessario fare tanta corretta informazione, anche alla cittadinanza e non solo a chi opera nel sistema sanitario, e questo è un tema centrale. Così come bisogna contrastare i tanti stereotipi, perché nell’arco della storia è sempre stato considerato normale ciò che è frequente per le donne, come, appunto, il dolore. Ma come si affrontano queste tematiche in una regione che è terz’ultima come numero di consultori? Abbiamo sempre chiesto il loro potenziamento, come quantità di presidi e come personale, anche per dare alle donne un luogo dove, per tutto l’arco della vita, trovare informazioni e assistenza per la loro salute. Le ostetriche, ad esempio, chiedono di essere valorizzate come riferimento fondamentale per la salute delle donne. Il cammino è ancora lungo e come Pd continueremo a farci portavoce in Regione delle istanze degli operatori e del diritto pieno alla salute di ogni persona nella sua specificità, oltre che a un’articolata e corretta informazione”, conclude Bocci.
(15 marzo 2025)
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