di Daniele Santi, #politica
“Con la Lega chi sbaglia paga”, lo dice Salvini in uno spot radiofonico che imperversa. Si immagina dunque che non ci saranno opposizioni rispetto ad eventuali colpevolezze leghiste. Stiano queste a Voghera con pressioni sui testimoni o dentro il Pirellone con candidi camici, amati cognati e Fontana indagato.
Chiuse le indagini preliminari da parte della Procura di Milano, il risultato dell’accusa è quello di “artifizi concordati e messi in opera allo scopo di tutelare l’immagine politica del presidente Fontana, una volta emerso il conflitto d’interessi derivante dai rapporti di parentela con” il cognato Dini. Lo scrive l’Adnkronos.
All’insegna del “Con la Lega chi sbaglia paga” la pacata reazione dei legali di Fontana che dichiarano il “Capo d’imputazione è totalmente fantasioso”. La Procura ha indagato per mesi e secondo i titolari delle indagini, Nicola Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas – i cinque indagati avrebbero tentato di “simulare l’esistenza ab origine di un contratto di donazione in luogo di quello realmente stipulato di fornitura onerosa”.
Fontana da parte sua è “amareggiato”, pover’uomo: una tegola dopo l’altra. Insieme a lui mattoni in testa anche suo cognato Andrea Dini, proprietario della società Dama, e Filippo Bongiovanni, l’ex direttore generale della centrale acquisti regionale Aria; secondo i pm titolari delle indagini – scrive ancora Adnkronos – ci fu un “accordo collusivo” tra Fontana e suo cognato e proprietario di Dama spa, tramite cui “si anteponevano all’interesse pubblico, l’interesse e la convenienza personali del presidente di Regione Lombardia”, che in qualità di “soggetto attuatore per l’emergenza Covid-19 si ingeriva nella fase esecutiva del contratto in conflitto d’interessi”.
Dunque si andrà avanti e se davvero con la Lega “chi sbaglia paga”, come da spot di Salvini ad uso referendum, Fontana può stare tranquillo e i suoi legali pure. Ne deriva infatti che con la Lega chi non sbaglia non paga.
Aggiunge l’avvocato di Fontana che il Presidente della Lombardia “ha fatto trasformare la fornitura onerosa in fornitura donata”, ma così facendo “ha evitato un danno alla Regione e l’ha causato a suo cognato semmai”… Insomma la buona intenzione di Fontana confermerebbe che quando si rivestono cariche pubbliche sarebbe sempre consigliabile, per evitare casini, diciamo, evitare di coinvolgere i famigliari in affari con le istituzioni che si governano pro-tempore.
Il resto ai pm e agli avvocati con la tranquillità garantita dallo spot di Salvini di cui sopra.
(28 luglio 2021)
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