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Camici & Pirellone: Attilio Fontana indagato. La Lega non perdona

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di Giancarlo Grassi #maiconsalvini twitter@milanonewsgaia #maiconlalega

 

La Lega non perdona. Proprio così. Dalla discesa in campo del Senatur – erano i tempi di Tangentopoli, molti di voi nemmeno c’erano, e Bossi si assumeva il merito di avere fatto cadere quella che spudoratamente chiamava la partitocrazia – la Lega che accusava la Roma Ladrona [sic] non s’è fatta mancare nulla. Banche, giornali, radio, tutto fallito. Diamanti in Tanzania, cene non pagate dai bossiani pargoli. lauree fittizie. Chiamatele false, se volete.

Non potevano certo mancare i camici in tempi di emergenza sanitaria. Non è che si può andare in giro nudi per gli ospedali, suvvia. C’ha pensato Fontana a creare quel casino lì, con cognato e sorella di Fontana – che non è coinvolta – e gli uffici del Pirellone che si occupano di acquisti, che poi diventano donazioni, che poi diventano indagini, che poi manca il 25% delle forniture, perché dovendo nominare Maroni e un sacco dei loro ai vertici della sanità legalombarda per le piccolezze non gli rimane tempo. Poi arrivano gli avvisi di garanzia, che sono atti dovuti e non indicazoni di colpevolezza, e c’è anche chi si incazza “guarda quei giornalai di Gaiaitalia che ce l’hanno coi Lombardi”. Errore. Ce l’abbiamo con chi si approfitta di ciò che non gli appartiene.

E alla Lega del Pirellone, e al suo capetto in caduta libera Salvini, non gliene va bene una ultimamente. C’è il tipo leghista che doveva andare in Brasile e invece è in galera che minaccia di scoperchiare pentoloni e rispetto al quale tutto tace – per ora; ci sono le questioni legate alle piste svizzere e russe, ma tanto è colpa dei migranti; ci sono ordini da 500mila euro che diventano donazioni con tanto di fatture stornate; ci sono governatori che parlano di bambini morti mentre Salvini si ingozza di ciliege, insomma… C’è tutto un becerume leghista che parla, e parla da solo, qualsiasi cosa faccia, perché cinque lustri sono un tempo sufficiente a scoperchiare il più sigillato dei pentoloni. Tanto per stare in tema.

Nei giorni scorsi (il 24 luglio, ndr) la Guardia di finanza aveva fatto un salto nella sede della fondazione che gestisce i fondi dell’Ospedale anti Covid della Fiera di Milano, quello costato 21 milioni (o 25, dipende da chi scrive e parla) e che ha ospitato 16 pazienti; un paio di giorni prima c’era stata la notizia dell’inchiesta sui test sierologici della Sanità legalombarda che vede indagati i vertici di San Matteo e Diasorin… Insomma la lega non perdona. E chi non c’era nel 1992 ha un sacco di libri a disposizione. Libri. Non la propaganda della bestia via social (ché ormai non funziona nemmeno più quella)…

 

(25 luglio 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 




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