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Gaia Romani, assessora al Comune di Milano: “C’è un po’ di supponenza nei confronti delle donne in politica, soprattutto se giovani”. Nostra intervista

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di Marco Biondi

Abbiamo incontrato Gaia Romani, assessora ai Servizi Civici e Generali del Comune di Milano, nella giunta di Giuseppe Sala. Romani ha appena finito un intervento in un liceo cittadino. Ci conosciamo da tempo e il tu è affettuoso, non certo irrispettoso. Le sono molto grato per il tempo che dedica all’intervista.

Buongiorno Assessora e grazie per il tempo che ci dedichi. Vorrei iniziare dal tuo ruolo di Assessora prima di affrontare il tema del tuo partito con queste due domande: sul sito del Comune appare, in coda al tuo curriculum, questa bellissima affermazione “attualmente la più giovane assessora della Giunta Sala”. Oltre che per le tue indubbie qualità, nell’essere stata scelta per fare l’assessora, pensi abbia pesato di più l’esperienza al Municipio 8, l’iniziativa “Onde rosa” o ha magari avuto un peso determinante qualche persona in particolare (non parliamo ovviamente di raccomandazioni, ma di consigli e di formazione)?

Io penso che gli elementi siano stati molteplici. Il primo elemento è sempre il consenso, in questi casi. Quando un Sindaco deve comporre la sua Giunta, dà un peso a tutti i partiti e a tutte le liste che lo hanno sostenuto. Il PD aveva preso il 34% e io ero la terza donna più votata a Milano e la seconda donna più votata del PD. Quindi quello che ha aiutato è stato il consenso. Poi sicuramente è stato importante essere nel consiglio, perché ovviamente il Sindaco deve anche saper contare sul fatto che tu abbia quanto meno un minimo di esperienza amministrativa, quindi conosca le istituzioni e che abbia già fatto esperienza in questo senso. Da ultimo anche la segretaria Silvia Roggiani del PD di Milano che ha curato le interlocuzioni con lui per decidere chi del PD sarebbe stato scelto come componente della giunta. Avendo lavorato tanto tempo con lei mi ha chiesto anche se io fossi stata o meno all’altezza di questo incarico. In conclusione direi sia fattori personali e relazionali sia magari di merito oggettivo, se vogliamo chiamarlo così, oltre che il consenso.

Sei un’assessora molto giovane, con una responsabilità importante: come sei stata accolta all’interno del Comune? Ci sono stati, come spesso succede e per quanto tu te ne possa essere accorta, molti “vecchi” che ti hanno accolta con un po’ di perplessità o che ti hanno snobbata, oppure non hai avuto sensazioni del genere?

Anche qui c’è stato chi è stato entusiasta, disponibile anche a essere contaminato in senso positivo da una visione nuova, fresca, interna rispetto a come erogare un certo tipo di servizi, e chi invece era evidente che lo fosse di meno, soprattutto nella parte di relazione con gli uffici. Perché è ovvio che la parte politica è diversa da quella burocratica dove si fa un percorso per diventare a essere poi dirigente. I dirigenti non sono giovani e generalmente hanno fatto un sacco di strada per arrivare dove sono e quindi, magari, possono avere qualche pregiudizio su chi quel percorso non l’ha fatto e si trova a dover dare a loro un indirizzo politico. E quindi si può trovare un po’ di supponenza in questo caso. Come sempre la differenza la fanno le persone e quindi sicuramente mi sono anche trovata in situazioni nelle quali era evidente che non ci fosse alcuna intenzione di farsi dire da una “ragazzina di 25 anni” quello che avrebbero dovuto fare. Lì ovviamente sta a te non farti scoraggiare. Col tempo poi le diffidenze iniziali si superano.

Parliamo adesso del tuo partito, il PD. Tu ti sei fatta strada all’interno dei Giovani Democratici. Ritieni che ci siano spazi per un rinnovamento nel partito, dando voce ai tanti ragazzi in gamba che hai conosciuto lì dentro, o sei stata tu particolarmente brava a trovare la strada per farti spazio, mentre per altri sarà più dura?

Io penso che a Milano sia possibile a differenza di altri territori. A Milano abbiamo una storia di unità di segretari metropolitani che hanno sempre guardato molto se lavori e ti spendi per il partito, se non hai paura di fare fatica, sporcarti le mani, portare delle proposte innovative e ti distingui, lo spazio c’è sempre per tutti. Ovviamente il tema non è tanto se i GD possano farsi spazio all’interno del partito, e secondo me a Milano sì; conosco storie da ragazzi da tutta Italia in cui ci sono veri e propri episodi di nonnismo, ma il tema oggi, cioè la grande sfida di oggi, è dare la possibilità ai ragazzi di fare politica in un mondo in cui fare politica richiede tendenzialmente la possibilità di avere delle risorse per essere competitivo, perché in una campagna elettorale servono delle risorse che non tutti hanno; in più ti serve anche tanto tempo, tempo che, se hai il privilegio di fare l’università e di avere dei genitori che ti mantengono mentre studi, puoi avere, se invece devi lavorare per pagarti gli studi, no. Non hai il tempo né la forza di approfondire i temi, di andare alle riunione in circolo, di seguire dei progetti extra lavorativi perché già studi extra-lavor , quindi il vero tema è rendere la democrazia un sistema in cui ciascuno può competere con e accedere alle stesse opportunità.

Al congresso PD del 2022 ti sei schierata fin dall’inizio con la mozione Schlein. E’ stata più una scelta di linea politica o avevi altre motivazioni, come ad esempio il fatto che fosse una donna, giovane, e senza una storia pregressa importante nel Partito?

Ad essere sincera il fatto che fosse una donna giovane sicuramente ha pesato, perché io da giovane donna capisco bene le battaglie all’interno del partito in termini di pari opportunità; se tu le hai vissute sulla tua pelle, sei più credibile e tenderai più a prdare loro priorità rispetto, immagino, a un candidato come Bonaccini che aveva già fatto un cursus honorum all’interno degli incarichi di partito più importanti ma che non aveva vissuto sulla sua pelle queste realtà. Dopo di che è evidente che se fosse stata una giovane donna con della quale non avessi condiviso le idee politiche, non sarebbe bastato; il fatto che Schlein abbia avuto delle posizioni da sempre molto chiare sul tema dell’ambiente, sul tema dei diritti ma anche sul tema del lavoro, del precariato e su tutto ciò che il PD non era riuscito a essere in questi anni – per ragioni ovviamente molto più complesse della semplice volontà o meno (sono pure persone virtuose). Dunque queste sue posizioni mi hanno convinto. Poi è vero che lei non ha avuto un’esperienza lunga nel partito però è anche vero che ha sempre fatto politiche di sinistra fuori dal PD e questo può essere anche molto più complicato di stare dentro il partito. In più il fatto che lei abbia fatto la scelta di uscire dal partito quando secondo lei aveva abbandonato la base – il suo motto principale è senza la base scordiamoci le altezze: io nasco come militante e continuo a fare la militante, continuo a occuparmi del mio circolo, continuo a fare la volontaria se serve, seppure io adesso abbia un ruolo di responsabilità. Credo molto in questo. Ci sono persone con le quali io ho parlato che non sono riuscite a fare una scelta, pur essendo orientati verso Schlein, perché non sono riuscite a superare il fatto che lei avesse abbandonato il PD. Io penso che anche su questo però non tutte le persone che sono rimaste l’hanno fatto per semplice amore di partito; tanti sono rimasti per voglia semplicemente o per ambizioni di mantenere posizioni di rendita ormai acquisite. Il PD oggi aveva bisogno di recuperare una narrazione coerente con quello che non era stato, fino ad oggi, in grado di rappresentare.

La scelta della nuova direzione di privilegiare un asse con Conte, credi che sia legata a una decisione tattica, ovvero sono i voti più semplici da recuperare nel breve, o credi che in futuro troveranno spazio anche le istanze della linea Bonaccini, o questo rappresenterebbe un ostacolo nell’ottica dell’alleanza con Conte?

Io penso che il M5S sia un movimento che ha cambiato volto tantissime volte e i dati ci dicono che tante persone che hanno votato M5S alle ultime elezioni politiche hanno partecipato alle primarie e hanno votato per Schlein, forse anche per una sorta di delusione verso il M5S; nel momento in cui tu hai dentro un po’ di fuoriusciti da destra e di fuoriusciti da sinistra e in generale un sacco di gente molto arrabbiata e semplicemente contro la classe dirigente, diventa poi difficile avere una linea chiara. La linea di Conte ultimamente e ha cercato di posizionarsi di più su temi legati al precariato e alla fragilità, ma io sono d’accordo con Schlein quando lei dice che, anziché parlare – e in effetti nelle prime settimane si è fatto poco da che è stata eletta – di alleanze, si deve cercare di costruire una opposizione forte su alcune battaglie quindi il M5S che posizione ha sul salario minimo? Che posizione ha sulle fonti rinnovabili, sul sostegno all’Ucraina? Questi credo siano alcuni dei principali temi su cui la nuvoa segretaria vuole ragionare a tutto tondo, non solo con il M5S, per un’opposizione ampia. La nuova direzione ci dice anche, per non evitare la domanda Bonaccini, che lei abbia fatto un po’ superare tutte le paure di chi diceva “adesso arriverà un estremista radicale e farà fuori tutti”, anche la composizione della direzione nazionale è una composizione di grande equilibrio; il suo insediamento da segretaria è stato un insediamento che è stato caratterizzato da un intento unitario molto forte sia suo che di Bonaccini che comunque è stato eletto all’unanimità Presidente del partito per cui io sono fiduciosa che si riuscirà a trovare il giusto equilibrio tra dare voce a delle istanze che i cittadini chiedono. Io credo che Schlein ne sia molto consapevole ed è consapevole della necessità di unità.


La nostra testata è molto sensibile ai temi lgbt. Con il nuovo governo sono iniziate delle retrocessioni importanti rispetto a diritti finalmente raggiunti che stanno facendo emergere posizioni, anche governative, molto conservatrici. Ad esempio Milano ha dovuto sospendere la registrazione di figli di famiglie definite “non tradizionali”. Come pensi si possa evolvere la questione? Dovremo aspettare di avere una nuova maggioranza o c’è qualche speranza di risolvere prima?

Io non credo che, purtroppo, una soluzione arriverà dalla battaglia politica e sicuramente ci vorrà molto tempo in ogni caso, perché le strade in questo momento sono due: o il Parlamento legifera (e la vedo dura essendo noi minoranza), oppure qualche Corte, che sia la Corte Costituzionale, che sia la Corte di cassazione, che sia la Corte Europea dei diritti dell’uomo, arriva a pronunciarsi in senso più positivo. Questo accadrà inevitabilmente dopo i percorsi di adozione che queste famiglie inizieranno perché non potranno avere il riconoscimento all’anagrafe e quindi dovranno andare in tribunale, e dopo che qualche tribunale si esponga a favore o contro consentendo a una parte o all’altra di impugnare le sentenze. E’ già successo a Milano nell’ottobre 2021 quando il Tribunale di Milano su tre casi che si erano rivolti ai giudici, a seguito di un rifiuto da parte dell’anagrafe di registrare i figli delle coppie, aveva ordinato al Comune di registrarli sulla base del fatto che non riteneva adeguato lo strumento dell’adozione per i tempi lunghi che comporta e che non garantiscono tutele nel lungo periodo dalla nascita del bambino al riconoscimento di entrambi i genitori. Quindi il percorso può essere o giurisprudenziale o politico ma entrambi in questo momento appaiono molto molto lunghi, purtroppo.

C’è qualche speranza legata alla posizione del Sindaco di Padova che ha deciso di continuare a registrare i figli di coppie omosessuali?

Io purtroppo penso di no. Nel senso che penso che verranno impugnate le sentenze e quindi si aggiunge un percorso giudiziario a una famiglia che già ne dovrà fare un altro per l’adozione. Noi abbiamo quattro coppie che hanno ricevuto una lettera dalla Procura perché gli atti di riconoscimento venissero annullati e queste sono famiglie che oltre a dover sostenere i costi e i tempi del percorso di adozione avranno anche i costi e i tempi del percorso di annullamento dell’atto di nascita.

Nel tuo futuro, t’immagini di più come Segretario del PD, Presidente del Consiglio o pensi che privilegerai scelte più “locali”, magari Sindaco di Milano?

Questa è una domanda molto bella ed è una domanda che ha due considerazioni: la prima considerazione è che io sognavo di fare l’assessore al Comune di Milano ma pensavo che ci sarebbero voluti almeno dieci anni, considerazioni sul futuro che in questo momento sono un po’ saltate: faccio quello che amo fare, mi piace, voglio imparare a farlo al meglio. In un futuro vedo tante possibilità: penso che stare a lungo nelle istituzioni possa anche comportare a volte un certo appiattimento alle logiche della PA che sono a tutela della democrazia, a tutela di tutti ma che sappiamo essere anche più limitanti rispetto al mondo del privato, quindi non escludo che il mio percorso possa anche non essere un percorso in linea retta. Quindi io farò politica fino a che sentirò la freschezza e la voglia e le idee di fare e di cambiare e nessuno di noi sa quanto questo durerà. In questo momento i percorsi che hai citato sono tutti percorsi che comportano tanti anni d’impegno, tanti anni di approfondimento e in questo momento, a un anno e mezzo da un incarico che per me era totalmente inaspettato, non ci penso. Però da donna di partito quale sono, vorrei anche un po’ ritornare al “se sono utile”, cioè non “che cosa voglio fare io”. In un gruppo, in un’ottica di collettività io tra 5 anni sarò più utile ricandidandomi per il mio partito? Sarà più utile che io faccia un passo indietro? Perché magari ci saranno tanti altri giovani che avranno voglia di avere un’opportunità e nuovi spazi? Cioè cosa sarà più utile in quel momento? E quindi mi piacerebbe anche ritornare un po’ al fatto di trovare giusto che sia il partito che chiede alle persone di fare qualcosa. Sicuramente questa è una opportunità che me ne aprirà molte altre se riuscirò ovviamente a fare bene il mio lavoro in questi anni. Quindi per ora sono concentrata sul farlo bene, questo mio lavoro.

 

 

(25 marzo 2023)

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