di Massimo Mastruzzo*
In Lombardia, dove si trova oltre il 40% della produzione suinicola di tutta Italia, la metà di tutti i suini presenti nel territorio nazionale, è da tempo allarme peste suina. Forza e peso politico ed economico di un territorio, che non sono automaticamente binomio di garanzia e legalità, probabilmente, visto che le informazioni in merito si trovano solo sui mass media locali, stanno facendo in modo che tale notizia non varchi i confini regionali. A pensar male pare che non si voglia far sapere in giro questa vicenda perché, probabilmente, in Lombardia la Peste Suina sta mettendo a nudo un sistema agrozootecnico troppo vulnerabile, e magari con scarse misure di biosicurezza in un settore, quello degli allevamenti intensivi, che di per sé già non rappresenta il massimo esempio di salubrità per la salute degli animali.
Fino ad oggi, rispetto ai 18 focolai di peste suina riscontrati in tutte le altre regioni italiane, nella sola Lombardia sono stati individuati 26 allevamenti contaminati.
E sempre in Lombardia, secondo le ultime notizie, è partito il contagio che sta facendo tremare la regione:tra Pavia, Lodi e Milano, sono stati registrati un totale di 58.656 capi coinvolti, e proprio a Vernate, un comune tra Milano e Pavia, è stato individuato l’allevamento che, per la sottovalutazione delle misure di biosicurezza, e per i gravi ritardi nel segnalare i primi casi di peste suina, ha innescato la pandemia di peste suina.
Il titolare dell’allevamento di Vernate ha occultato le carcasse, e lavorando anche in altri allevamenti, è stato l’innesco dell’epidemia sul territorio regionale il contagio infatti ha viaggiato soprattutto tramite la movimentazione di persone (mani, calzature) e attrezzature.
Il cinghiale primo indagato per la diffusione della pesta suina è, certo, un vettore del virus, e le sue popolazioni devono essere ridotte, ma evidentemente il problema non è nei boschi, bensì nei capannoni e nei recinti degli allevamenti. Così il virus è ormai a un passo dal divampare nel cuore della grande suinopoli lombarda, con i suoi 4,5 milioni di porci allevati tra le province di Cremona, Brescia e Mantova, e per cercare di contenere il contagio si sta assistendo ad sorta di lockdown suino.
La nuova ordinanza sulla Peste Suina Africana (Psa), firmata dal commissario straordinario, Giovanni Filippini, darà il via a una serie di stringenti misure di prevenzione e di innalzamento dei livelli di biosicurezza che, tra le varie misure, ha vietato gli assembramenti di allevatori.
Le principali misure saranno:
- Movimentazioni – L’articolo 1 dell’ordinanza dal titolo “Divieti” prevede che nelle zone di restrizione parte I, parte II e parte III delle Regioni Piemonte, Lombardia e Emilia-Romagna “è vietata ogni movimentazione dei suini in entrata o in uscita in /da l’allevamento ad eccezione delle movimentazioni verso il macello che dovranno avvenire alle condizioni di cui alla nota del 21 agosto 2024”.
- Allevamenti – Negli allevamenti di suini situati nelle zone di restrizione parte I, parte II e parte III delle Regioni Piemonte, Lombardia e Emilia -Romagna “è vietato di accesso di qualsiasi automezzo ad eccezione di quelli destinati a trasportare i mangimi, carcasse e liquami e di quelli destinati al trasporto in deroga degli animali verso il macello”. L’ordinanza dispone il divieto di “ingresso di qualsiasi persona ivi compresi i veterinari liberi professionisti, i tecnici di filiera, i mangimisti nonché di qualsiasi altra persona non direttamente connessa con la gestione quotidiana degli animali”. Il divieto è esteso anche a “cani e qualsiasi altra specie animale sia essa da compagnia o da reddito”.
- Sospensione dei controlli – L’ordinanza sospende “i controlli da parte del servizio veterinario territorialmente competente ad esclusione di quelli connessi con la gestione della emergenza PSA e di quelli tesi a garantire il rispetto delle esigenze di benessere animale”.
E ancora, tra le altre cose:
- Divieto di mercati, fiere – Nei comuni ricompresi nelle zone di restrizione I, II e III delle Regioni Piemonte, Lombardia e Emilia – Romagna “sono vietate mostre, mercati, fiere, esposizioni e ogni altra manifestazione o aggregazione in presenza di carattere agricolo/zootecnico che coinvolga il settore suinicolo”.
Forza e peso politico ed economico di un territorio, che probabilmente sta tenendo le informazioni entro i confini regionali, non sono automaticamente binomio di garanzia e legalità.
*Direttivo nazionale MET
Movimento Equità Territoriale
(3 settembre 2024)
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