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Nelle sale milanesi il film “Gli Anni Amari” di Andrea Adriatico

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di Redazione #Milano twitter@milanonewsgaia #Cultura

 

Scritto da Grazia Verasani, Andrea Adriatico e Stefano Casi, il film ripercorre la vita e i luoghi di Mario Mieli, personalità di grande rilievo nell’Italia degli anni Settanta, tra i fondatori del movimento omosessuale nostrano.

Nato nel 1952 a Milano e morto tragicamente suicida nel 1983, prima dei trentun anni, Mario fu intellettuale, scrittore, attivista, performer, provocatore, ma soprattutto pensatore e innovatore dimenticato.

Figlio di genitori benestanti e penultimo di sette figli, vive una vita intera in un rapporto complicato con il padre Walter e la madre Liderica. La pellicola ne segue i passi a partire dall’adolescenza al liceo classico Giuseppe Parini di Milano. La gioventù e la vita notturna sfrenata nella “Fossa dei Leoni” a parco Sempione e nei locali gay milanesi, quando ancora omosessualità era sinonimo di disturbo mentale o depravazione; il viaggio a Londra e l’incontro fondamentale con l’attivismo inglese del Gay Liberation Front; il ritorno in patria e l’adesione al “Fuori!”, prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano, e poi la fondazione dei “Collettivi Omosessuali Milanesi”; la pubblicazione del saggio Elementi di critica omosessuale; la popolarità mediatica ma anche le turbe mentali.

Mario è protagonista assoluto, attorno al quale gravitano nomi e volti di amici e compagni che, con lui, hanno contribuito a cambiare la storia, come Corrado Levi (architetto, docente, artista), Piero Fassoni (pittore), Ivan Cattaneo (cantante) e Umberto Pasti (scrittore e botanico, qui ancora giovanissimo studente con cui Mario ha una intensa e sofferta storia d’amore). Senza dimenticare Angelo Pezzana (fondatore del primo movimento omosessuale italiano, il “Fuori!”), Fernanda Pivano (scrittrice e traduttrice), Milo De Angelis (poeta), Franco Buffoni (poeta e traduttore), Francesco Siniscalchi (massone che denunciò Licio Gelli e la P2).

Non è il semplice racconto ardimentoso di una stagione di lotta per i diritti LGBT» scrive il regista, «c’è lo sguardo su un ragazzo insofferente all’omologazione, sia quella – come avrebbe detto lui – “eteronormativa”, sia quella di un movimento omosessuale che dopo i primi atti rivoluzionari cercava forme di normalizzazione.»

Un film intenso e introspettivo, un viaggio in una persona che aspirava alla libertà individuale e alla liberazione di tutti gli uomini, che è anche viaggio in un’epoca storica, per riscoprire i luoghi, i nomi, i volti protagonisti dell’impeto e dello spirito rivoluzionari degli anni Settanta, tra la contestazione politica e sociale, l’emancipazione femminile e sessuale, le droghe psichedeliche, il rock alternativo e progressivo. Il racconto di un’intera generazione che fa sentire la propria voce nelle strade, nelle piazze e nei giornali, con le rivendicazioni di neri, donne e omosessuali. Con l’eco degli anni di piombo, dell’uccisione di Pier Paolo Pasolini e di Francesco Lorusso, del sequestro di Aldo Moro. È un decennio fervido di illusioni e disillusioni che il regista Andrea Adriatico indaga e ricostruisce attraverso le vicende di uno dei leader più carismatici del movimento omosessuale italiano..

Ma Gli anni amari è soprattutto, un omaggio e un ultimo saluto a quella “poetica creatura”, nelle parole di De Angelis, che era e continua a essere Mario Mieli.

IL film è in programmazione presso i cinema Citylife Anteo di Milano e Spaziocinema di Cremona Po.

 

Note di regia. Gli anni amari è l’attraversamento di un’epoca, di quei vitali, difficili, creativi, dolorosi e rimossi anni ’70. È anche la rievocazione di un necessario movimento per i diritti, come quello omosessuale, che doveva inventare forme nuove per farsi riconoscere. Ed è soprattutto il ritratto di un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava. Gli anni amari è tutto questo, o almeno cerca di esserlo.

Mieli era un genio, che ci ha sedotto, come riusciva a sedurre tutti coloro con cui entrava in relazione. Ma era anche un ragazzo immerso in una profonda solitudine, quella in cui aveva costruito la sua bolla di sopravvivenza e quella in cui era relegato da chi lo considerava troppo snob o troppo scomodo; la solitudine di chi ha imparato a farcela da solo per sopravvivere a dispetto di tutto e tutti, e la solitudine in cui si è ritrovato per l’ennesima volta quel giorno di marzo dell’83 in cui, a soli 30 anni, ha deciso di togliersi la vita.

Gli anni amari sono tutto questo.

Sono gli anni in cui tutto sembrava possibile e non lo era.

Sono gli anni lontanissimi del nostro passato recente.

Sono gli anni di un ragazzo che ha vissuto – con la sua aliena dolcezza – l’amarezza di un’esistenza simile a quella di nessun altro.

Si chiamava Mario.

O, se preferite, Maria.

 

Andrea Adriatico (L’Aquila, 1966) è regista teatrale e cinematografico, giornalista professionista, architetto, è stato docente alla sezione cinema del Dams di Bologna e insegna attualmente all’Accademia di Belle Arti di Roma nella sezione Teorie e tecniche dell’audiovisivo. Da anni lavora nel teatro, qualificandosi tra i registi teatrali più singolari della generazione degli anni ‘90. A Bologna ha fondato nel 1993 il Centro Internazionale Teatri di Vita.

Tra il 2000 e il 2002 crea tre cortometraggi: Anarchie (2002), L’auto del silenzio (2002) e Pugni e su di me si chiude un cielo (2002), quest’ultimo presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e in seguito in numerosi altri festival italiani e stranieri, dove si aggiudica diversi premi. Nel 2004 firma il suo primo lungometraggio Il vento, di sera, invitato al Festival del Cinema di Berlino. Il film è successivamente ospite di oltre venti festival internazionali in tutto il mondo e vince il “Roseto Opera Prima Film Festival”. Il suo secondo film, All’amore assente, presentato nel 2007 al London International Film Festival, vince il “Premio Speciale della Giuria” al Festival Annecy Cinéma Italien. Nel 2010 firma, insieme a Giulio Maria Corbelli, la regia del documentario +o- il sesso confuso, racconti di mondi nell’era aids, che fa il punto della situazione sulla pandemia che ha travolto il nostro secolo. Appena uscito, il film vince il “Premio Internazionale Emilio Lopez” a Pescara e il premio come “miglior film documentario” al Mix di Milano. Il suo ultimo docufilm è Torri, checche e tortellini, presentato al Torino Gay&Lesbian Film Festival.

Qui per saperne di più: https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Adriatico

 

 

(4 luglio 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 




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