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Fascisti a antifascisti sono la stessa cosa, porto d’armi e pistola in tasca, ma anche in cassaforte… Insomma il candidato leghista Bernardo è Zelig

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di Giancarlo Grassi, #politica

Mai si è visto un simile furore autodistruttivo di un candidato sindaco, in una città importantissima come Milano, come quello che ha colto il candidato sindaco della Lega e della destra graniticamente unita nel bene e nel male, durante le sue uscite elettorali. Ricorderete la tristissima storia sugli antifascisti e sui fascisti che “per me non ci sono differenze”, poi la precipitosa marcia indietro, l’invito di Sala a tutti i candidati di tutti gli schieramenti a firmare un documento antifascista, che Bernardo non risulta abbia accolto, ed ora siamo ad una gradevole storia di pistola al seguito. In ospedale.

L’interessato smentisce, l’Ospedale nel quale Bernardo è primario di pediatria smentisce, il PD in regione Lombardia attacca: “L’Ospedale sa che la portava con sé?”, ma l’Ospedale non sa e non sapeva, e certamente non saprà, così che il partito annuncia un accesso agli atti per capire se la dirigenza del Fatebenefratelli “sapeva e aveva acconsentito all’introduzione di un’arma in ospedale” da parte del primario di Pediatria candidato sindaco della destra a Milano. Ché un’arma possibile in mezzo ai bambini qualche inquietudine la provoca.

Del resto la fascinazione del leghista per l’arma al seguito è divenuta tristemente nota coi fatti di Voghera rendendo noto al volgo che le pistole sparano, a volte da sole, soprattutto quando sono senza sicura e se le si tiene in mano. Il tremore può provocare guai – a tal proposito se il segretario Salvini volesse pronunciarsi sulla questione, ne guadagnerebbe in prestigio, non che ne abbia bisogno.

Voghera a parte però, la direzione del Fatebenefratelli risponde al PD: “Non risulta dagli atti che siano avvenuti accessi di personale armato all’interno dell’Ospedale e nemmeno sono state rilasciate autorizzazioni”, scrive Repubblica, e davvero si è sollevati, perché l’idea del pediatra di pediatria con una pistola in corsia ci angustiava, per quanto praticamente impossibile da credere perché nessuno può essere così pazzo.

Ma questo è un mondo difficile dove può succedere che un Durigon qualsiasi, sottosegretario leghista all’economia del governo Draghi per grazia ricevuta oltre che per meriti, dichiari il suo spassionato endorsement per l’epopea mussoliniana, ergo fascista, proponendo la cancellazione dalla memoria dei latinensi di Falcone e Borsellino, a cui è intitolata la piazza principale della littoria cittadina, a favore di un Mussolini qualsiasi, fratello del Duce ché proporre il Duce faceva troppo fascio e che, a distanza di qualche settimana, la Lega per bocca di un suo esponente si dichiari antifascista – in linea con la costituzione italiana che è antifascista e sulla quale un suo autorevole esponente dichiarava di voler sputare. Sia detto per inciso.

Lui, Bernardo da Milano, del resto aveva dato una sua spiegazione. Avendo il porto d’armi da una decina d’anni lui sì gira armato, di notte, evidentemente non in corsia, che sarebbe persino pleonastico doverlo sottolineare (guarda un po’ che cattiveria la politica capace persino di dare tutte le colpe a Lamorgese quando il suo viceministro è leghista come il suo predecessore), ma l’esponente deputata PD Quartapelle c’era andata giù pesante nel luglio scorso su Twitter, altro che scherzi: “Il candidato sindaco della destra a Milano si reca armato sul luogo di lavoro. È primario di un reparto di pediatria. La destra spieghi subito perché un medico che entra armato in ospedale renderebbe Milano più sicura”.

Così, hanno spiegato: nella solita confusa e leghista maniera di dire una cosa e il suo contrario. Naturalmente, la cosa importante è stata chiarita. Con la pistola in tasca di notte, ma mai in ospedale né in corsia; come se ci fosse bisogno di spiegarlo, ma ad accusa si risponde. Poi si crea ancora confusione riportata da Il Fatto Quotidiano citando il consigliere regionale lombardo di + Europa Radicali e Repubblica: “Non è un pettegolezzo: è una cosa nota nel mondo della pediatria milanese”. L’interessato prima smentisce poi, interpellato dai giornalisti, cambia versione: “Se la notte rimango in ospedale, visto che sono stato minacciato, mi è capitato di portarla”.

Noto o non noto, vero o non vero, Milano ha la fortuna di avere un candidato sindaco di destra che più destra non si può che non fa differenza tra fascisti e antifascisti, che è leghista, ma anche no, che va in giro con la pistola come da porto d’armi, ma non la porta in ospedale, anzi sì ma la lascia “in cassaforte”, insomma la fortuna di avere come candidato un Bernardo che è anche un po’ Zelig, “contro tutte le ideologie folli“, ma che invece di cambiare un’identità al giorno, si suicida politicamente tre volte a settimana.

L’unica maniera per levarseli di mezzo, i candidati leghisti e della destra politicamente impresentabili, sarebbe non votarli, ma qui entriamo nel campo dell’insondabilità delle onde cerebrali degli italiani. E diventa tutta un’altra storia.

 

(26 agosto 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 



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