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Matteo Salvini contro le sanzioni a Putin “per amore” delle industrie del Nord

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di Daniele Santi

Cosa non si farebbe per il proprio bacino elettorale, soprattutto oggi che un sondaggio Demopolis certifica che la Lega vale, nelle intenzioni di voto, i voti reali presi nel 2018 e che, dopo il trionfo europeo, ha perso il 50% dei voti, gran parte dei quali regalati a Meloni. Così tocca cavalcare la linea pro Putin anche in tempi di impraticabilità del putinismo. E cose ci si inventa?

Mica si può stare lì a farsi scappare qualsiasi altro tipo di cosa, dunque bisognare optare per tuonare con parole un minimo sensate di essere contro le sanzioni perché le industrie del nord ne soffrirebbero e così le loro esportazioni. Mentre invece di un allargamento possibile e fin troppo vicino del conflitto, le “imprese del Nord” ne beneficerebbero? Salvini non lo dice e nessuno glielo chiede. Anche perché poi a qualcuno potrebbe venire voglia di ritornare a, e ricordare le, cene russe ad esempio – a beneficio del bacino elettorale leghista e di cos’altro sennò – cene alle quali era invitato anche Savoini, quel Savoini che Salvini ignorava essere lì, disse che non sapeva chi lo aveva invitato.

Ai tempi Salvini era ministro dell’Interno ed è noto che gli Interni non sanno mai [sic] chi va a cena con l’inquilino dei Viminale. Soprattutto in un paese straniero. Ma passiamo oltre.

L’amore politico del Salvini nazionale per certe strade russe, per la figura dello Zar della Nuova Russia, nel senso di partito politico, quello con il quale la Lega ha firmato un accordo di collaborazioneè noto. Certo Putin ha un suo fascino. E contrariarlo, quando potrebbe essere un alleato di peso, è stupido. Ciò che si ricorda, dopo essere stato dimenticato a lungo, è che poco dopo quella famosa cena russa alla quale c’era anche Savoini, ma Salvini non sapeva che c’era, la Lega fece un gran casino in parlamento tentando di “Cancellare il divieto di finanziamento ai partiti da parte di uno Stato straniero. Emendamento 7.23” (targato Lega) dallo “Spazzacorrotti”. Ma anche questo è un caso. L’obbiettivo di Salvini, della Lega, era ed è quello di tutelare le aziende del Nord che ce l’ha duro: stesso obbiettivo di Fontana quando ai tempi ululava “Basta sanzioni ai Russi”. Certo, il conflitto in Ucraina che durava dal 2014 era ignoto al Pirellone e fors’anche al Viminale a guida salviniana. E non è certo il caso di ritornare su Savoini e sulle inchieste sulle quali certi rozzi comunisti ironizzavano con l’hashtag #prima i russi.

Salvini ha a cuore l’Italia, solo le Italia. E più dell’Italia le imprese del Nord. E forse più dell’imprese del Nord ha a cuore la poltrona di segretario che più che scricchiolare grida con pacati fendenti di Zaia e le capacità di governo di Giorgetti.

 

(23 febbraio 2022)

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