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Il video della morte di Ramy che non avremmo dovuto vedere

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di Samuele Vegna

Sono le quattro del mattino del 24 novembre,  tre gazzelle dei carabinieri inseguono un motorino  per le strade di Milano. A bordo dello scooter ci sono Ramy ElgamlFares Bouzidi, ventenni, colpevoli di non essersi fermati a uno stop dei carabinieri. Tutto si può ipotizzare, nulla ancora si sa delle motivazioni che hanno spinto i ragazzi a non fermarsi allo stop in Porta Venezia.

C’è chi già pensa che siano spacciatori, che fossero drogati, che avessero bevuto troppo, c’è anche chi ha azzardato che non avessero i documenti in regola. Sono due ragazzi incensurati che vivono nel quartiere Corvetto, verso il quale si dirigono con il Tmax, Fares alla guida, Ramy seduto dietro, uno di origini tunisine e l’altro egiziane, il primo contatto con i carabinieri è avvenuto di ritorno da una serata con gli amici in Porta Venezia, la versione di Fares è che non c’è stato nessun alt, quella dei Carabinieri è che gli avevano chiesto di fermarsi.

Dal video uscito ieri sera si vede – anche se non da tutte le angolazioni – che la gazzella sperona il Tmax in via Quaranta angolo Ripamonti e il motorino sbatte a folle velocità contro il muro. Ramy morirà sul colpo, Fares entra in coma e ci rimane per diversi giorni. “Bene sono caduti”: questi sono alcuni dei commenti dei carabinieri che inseguivano il Tmax, è provato dalle dashcam, le telecamere interne delle gazzelle. E’ un’altra dashcam quella che parrebbe dimostrare l’ordine di cancellazione del video dal cellulare del supertestimone Omar.

Questo ci ricorda quanto è importante che le forze dell’ordine oltre a controllare siano controllabili, ed è giusto che non solo le auto abbiano le telecamere interne, ma anche ogni singolo agente deve avere le bodycam e il numero identificativo, obbligo che in Italia non c’è. Altrove sì, ma qui pare che si debba sempre nascondere qualcosa. Anche quando non c’è niente da nascondere. In un Paese con uno stato di diritto, in un mondo che non è il nostro, quanto accaduto non è normale. E preoccupa.

Penso che sia giusto che le famiglie di Ramy e di Fares abbiano giustizia. Ne comprendo la rabbia. La rabbia di un quartiere. Il dolore di una città senza sicurezza. Penso che l’uso della legge sia una cosa e l’abuso di potere sia molto simile a questa cosa qui. Nei giorni precedenti, e in differenti occasioni, si è fatto riferimento alla profilazione razziale. Un problema, senza dubbio. Un ragazzo è morto.

In ogni caso un omicidio commesso da un carabiniere rimane un omicidio e la forza pubblica per gestire l’ordine deve essere misurata e controllata e non smisurata e senza alcuna regola. Regole per noi, regole per loro.

E in ogni caso, è morto un ragazzo. Due carabinieri sono indagati e questa è una gran brutta storia.

 

 

(8 gennaio 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 



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