di Samuele Vegna
L’onestà non fa purtroppo parte delle promesse elettorali, e il valore della concretezza nemmeno. Nel tempo è accaduto sempre più spesso che chi si è candidato alle elezioni, dunque in un periodo nel quale necessita di benevolenza, prometta qualcosa che poi non realizzerà sul serio, e infatti negli anni i risultati si vedono, o, per meglio dire, i non-risultati.
… Milan l’è un gran Milan, è una metropoli, che ha però moltissimi problemi, e ricordando le promesse fatte dalla giunta Sala sulla sicurezza, sulla mala movida, contro lo spaccio e la microcriminalità, viene abbastanza da irrigidirsi e si pensa a trasferirsi. Anche i costi crescenti della vita e il peggioramento della qualità della stessa rappresentano un problema. Le aggressioni alle donne sono in aumento, i luoghi pubblici che le fanno sentire a disagio, come le stazioni della metro, o le vie della periferia, ma non solo, sono moltissimi e sono aumentati, basti pensare all’ultimo Capodanno.
Non si può pensare a Milano senza associarvi una pessima politica della notte e della sicurezza che non viene risolta né in modo istituzionale e a fatica affrontata in ambito culturale.
I borseggi in metropolitana sono quotidiani, ci sono poi persone discutibili che seguono le borseggiatrici e sputano loro addosso: non è che con ulteriori atti di violenza si risolvono i crimini, però. La zona Nolo e Porta Venezia vede una fuga di chi vi abitava e ha visto il comporsi di comitati di residenti contro lo spaccio e contro la vendita di alcol dopo le due; questi comitati non vengono ascoltati, e le uniche cose che ci ritroviamo sono ordinanze che vengono facilmente aggirate dai bar, non da tutti certamente, ma da alcuni “protetti”.
Il Comune sembra non voler instaurare un vero dialogo con i cittadini, e poi c’è anche un altro pezzo di storia da raccontare.
Quattro anni fa era stato promesso (da chi si occupava di diritti lgbtq+), un centro di aggregazione culturale per la comunità, ma oltre al fatto che questo non esiste, e non ci sono scusanti per una giunta di sinistra che governa da quattordici anni, la situazione è pure peggiorata. Con le associazioni divise e il comune confuso sul da farsi, anziché avere un garantito e sicuro rifugio, ci ritroviamo con un aumento dell’intolleranza e dei crimini d’odio. Eppure le nostre autorità cittadine con i bilanci comunali miliardari e le associazioni che poco non hanno, perché dovrebbero avere ricevuto moltissimi fondi con l’iniziale approvazione della legge Zan; se è vero quello che scrivono avrebbero potuto fare molto di più, soprattutto con un consiglio comunale che ha almeno quattro elementi lgbtq+, tra gli eletti, che però non sembrano avere una vera unità d’intenti – cosa diffusa purtroppo – e rispetto alla cui divisione d’intenti Anna Paola Concia e Alessio De Giorgi, alla quale io ho risposto con dolore ma anche invocando unità, hanno dato la loro risposta.
Per essere unitə bisogna essere onestə e sincerə, ed è giusto raccontare l’incredibile: a Milano manca un Gay Center che sia un co-housing, che orienti anche i più giovani che vanno via dalle province, come invece c’è a Roma, costruito grazie agli sforzi del gay Center della Capitale; gay center che a Milano era stato promesso più volte.
Chi è stato eletto si è limitato a mettere su carta che Milano è zona di libertà LGBTQ+ quando però la cartina di tornasole dice proprio il contrario. C’è un po’ da essere stufi di questa finzione, di questa illusione elettorale. Inoltre a poco è servito inserire un super prefetto a occuparsi di sicurezza, quando come sicurezza non ci si cura di chi, per colpa della movida, non riesce a dormire e arriva a decidere di trasferirsi.
Io spero vivamente che chi è stato candidato e ha vinto coi nostri voti, ed è riuscito solo a sviluppare un registro alias per le persone transgender e non binarie, quando in realtà servono anche luoghi di rifugio e il nostro comune potrebbe essere un hub di riferimento per tuttə le persone che ne hanno necessità, non si ricandidi più; che sia in grado di fare un passo indietro perché sarebbe, almeno quella, una manifestazione di dignità. Oppure, c’è la strada più difficile, ovvero impegnarsi sul serio nell’ultimo anno di mandato che gli rimane, ma dubito che accadrà.
(11 febbraio 2025)
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