di Conte Correnti (intervista podcast di Samuele Vegna)
Eravamo davvero in molti al Carcano ieri sera.
Un pubblico attento e divertito e non distratto dai propri pensieri come accade al malcapitato di turno costretto in qualche saletta oscura di museo, soffocato dalla moquette grigia e dalle tediose cantilene dei documentari in lingua tedesca.
Ieri, l’arte, quella che ci ha regalato Arianna Porcelli Safonov, è stata pienamente fruita. Senza inutili sforzi.
Il suo sarcasmo, le sue battute, la sua arguta critica al classismo e al ricercato elitarismo dell’arte han fatto ridere e riflettere, a tratti fino all’amarezza: quella che resta quando ci si rende conto di aver perso l’occasione di includere, di lasciare all’arte la possibilità di comunicare senza dover essere spiegata o, peggio, compresa soltanto dagli addetti ai lavori. Ma forse è un poco anche colpa nostra, di chi, alla domenica, va al museo con la shopping bag dell’ultima mostra visitata e cerca spasmodicamente la location migliore per pubblicare una storia. Certamente è colpa dei giapponesi: “puntuali, silenziosi e veloci”, questi corrono tra un’opera e l’altra fruendo dell’arte soltanto quando, post prodotta, appare sul loro social. Un catalogo, quasi completo.
Siamo troppo concentrati a raccontare, meglio, a dimostrare al mondo, al nostro piccolo grande mondo di internet come a quello degli amici “veri”, cosa facciamo e dove andiamo, tanto compresi in questa gara fra noi e noi che, alla fine, partiamo per l’Islanda con la speranza di fotografare balene e invece finiamo col vomitare sui piedi dei nostri compagni di gita, stipati, a meno venti gradi, su una barca in un punto sconosciuto dell’oceano col mare forza nove.
Le balene non si son fatte vive, ma, rientrati a casa, diremo a tutti quanto questo viaggio sia stato magnifico, quale “esperienza” unica sia l’Islanda e lo faremo trascurando di raccontare il costo esorbitante della birra e la terribile nausea patita! Beh, si ride e tanto e lo si fa di cuore.
La Safonov conosce l’animo umano e i tempi della comicità, la sua penna è sveglia e la sua mimica svelta, così basta un gesto e ci si trova a pensare al “turismo agonistico”, a come la fruizione dell’arte sia spesso diventata una moda e a quanto asfittiche siano le facce dei galleristi e degli addetti ai lavori, quasi felici se tu, essere umano basico, non capisci nulla di ciò che sta appeso alle pareti.
È difficile non ritrovarsi in tutto questo, difficile non criticarsi, ma vi assicuro che è impossibile non ridere. Direi che c’è tutto. A ben guardare anche qualche parolina politicamente non troppo corretta, ma in questo caso l’intenzione e la bravura di Arianna hanno sedato in me la mia parte più acida.
Peccato che gli Sforzi inutili (con cui la vita cerca di imitare l’arte) siano stati una replica unica qui al Carcano; vi avrei consigliato di andare.
(8 aprile 2025)
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