di G.G., #Lopinione
Qualcosa dovranno fare, qualcosa andrà fatto. Perché di clamorosi errori, così clamorosi da far pensare che proprio errori non siano, se ne stanno commettendo tanti. Ultimo della serie quello commesso dall’algoritmo di Facebook che ha oscurato la pagina della libreria antifascista Colibrì.
Così la pagina di quel posto magnifico è finita nelle maglie dell’algoritmo cieco, sordo e tonto: mesi fa il bagno del locale di via Laghetto a Milano era stato imbrattato con svastiche e scritte inneggianti al nazismo e la direzione aveva pensato di pubblicare la foto “per chiedere ai clienti i aiutarci a nascondere quei simboli d’odio colorando le pareti con dei gessetti che avevamo messo a disposizione – spiega la libraia Arianna Montanari a Repubblica. Mesi dopo l’algoritmo, sempre lui, ha intercettato l’immagine e oscurato la pagina per “istigazione all’odio” privando la libreria di uno strumento fondamentale, in tempi di lockdown, per rimanere in contatto con i propri clienti, simpatizzati e followers (circa 20mila).
Al momento in cui scriviamo (17 marzo, ndr) la pagina non è ancora raggiungibile e Colibrì ha lanciato un’appello affinché la pagina “venga restituita quanto prima” considerando che “la foto della svastica era stata pubblicata proprio per condannare il gesto e lanciare un messaggio di tolleranza. Esattamente l’opposto dell’istigazione all’odio”.
(17 marzo 2021)
©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata