di Gaiaitalia.com Milano
Forse non era piaciuto, o forse non c’era l’intenzione di farlo durare a lungo, il murale con il sindaco Beppe Sala che era stato realizzato poche ore prima dall’artista aleXsandro Palombo in una nicchia della facciata della GAM – Galleria d’Arte Moderna a Milano. Non potendo il sindaco-muratore competere con il presidente-operaio, ed essendo conosciuto l’autore del murale (in alto) la cancellazione è avvenuta di lì a poche ore.
Essendo invece sconosciuto l’autore del murale che inneggia alla morte del nostro collaboratore Samuele Vegna, e nonostante le denunce e le segnalazioni effettuate dallo scorso 11 marzo, da quando cioè il vergognoso attacco è apparso, il murale è ancora lì. Due pesi e due figuracce, insomma. O forse una operazione di grande furbizia, la prima, immediatamente ripresa dai media, e un’operazione di grande fascismo (in basso) la seconda di cui tutti si sono (o sembrano essersi) disinteressati perché poco mediatica. Potrà anche essere antipatico il vegna (e non lo è) ma questo non si fa.
La sensazione è che sfugga ai più che siamo ormai al preludio di una pentola a pressione di cui Ivan Cattaneo vaneggiava nel suo primo straordinario, indimenticabile (e troppo dimenticato) album: si chiamava Primo, Secondo e Frutta (Ivan compreso) e la canzone che chiudeva l’album parlava proprio del “preludio di una pentola a pressione in un supermarket poco prima la rivoluzione, sotto vuoto spinto e sempre regolamentata” che diceva “sono stufa son piena io non ne posso più, potrei fare scoppiare la valvola a oppressione”.
Parole profetiche scritte nel 1977 delle quali interessava poco allora e di cui oggi frega ancora meno. Pensiamo, mica perché siamo rivoluzionari ma perché ci guardiamo attorno, che alle persone comuni si debba cominciare a pensare. Se lor signori non si annoiano troppo.
(23 luglio 2025)
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