di Daniele Santi #Maiconlalega twitter@milanonewsgaia #Maiconsalvini
… E non scrive una riga contro Salvini né i suoi webmaster. Siamo alla follia. E alla protervia, all’arroganza, alla cattiveria gratuita. E tutto in nome del potere.
Quindi: mio figlio dice la sua a Salvini, senza che nessuno sappia chi è. La polizia lo costringe a dire nome e cognome di fronte e telecamere e 100 persone. Alcun siti e la Lega pubblicano nome e video. Io solo DOPO spiego cosa è successo e vengo deferita dall’odg. Geniale.
— Selvaggia Lucarelli (@stanzaselvaggia) July 7, 2020
Selvaggia Lucarelli scrive su Tpi.it come sono andate le cose. Stralciamo un pezzo del suo racconto.
(…) Della presenza di Salvini al Portello domenica non sapevo nulla e non doveva saperlo quasi nessuno perché c’erano 4 gatti. Io ero lì a fare colazione con figlio e fidanzato, viviamo a due passi. Il bar del Portello è di fronte al gazebo della Lega. Ci siamo accorti dell’arrivo di Salvini perché un centinaio di persone si sono accalcate in pochi minuti e abbiamo sentito un applauso. (…) Quando mi ha detto “vado a dire cosa penso a Salvini”, non ho pensato per un attimo che fosse mio diritto dirgli di no. E lo penso ancora adesso. Preferisco che impari a confrontarsi guardando negli occhi “l’avversario” piuttosto che vederlo imbastire discussioni sui social. Io e mio figlio domenica mattina non ci siamo presentati a nessuno. Avevamo la mascherina. Salvini stesso ha detto che non ci ha riconosciuto. E nessuno sapeva chi fosse Leon finchè due poliziotti in borghese, con nostro grande stupore, gli hanno chiesto i documenti. E non prendendolo da parte, badate bene, ma chiedendoglieli lì, in mezzo alla gente, con telecamere e giornalisti davanti. Mentre un adulto alle sue spalle gli urlava “zecca”.
Il resto del racconto, molto interessante, è qui. E di seguito il video di AGTW che espone al pubblico un minore, da un social e non da una testata registrata, senza pixel e a volto parzialmente coperto dalla mascherina. E’ il titolo a rendere noto chi è e di chi è figlio – che sembra essere diventata la cosa più importante.
Qualcuno dell’ordine dei giornalisti, l’organo che vuole proteggere mio figlio da tutta questa morbosità dei media, comunica il deferimento non a me in privato ma a un’agenzia di stampa e dopo 4 minuti il tutto è già sulla pagina della Lega. https://t.co/6fxpr0I04b
— Selvaggia Lucarelli (@stanzaselvaggia) July 8, 2020
Lucarelli viene quindi chiamata a dare conto di ciò che ha fatto per un motivo semplice e banalissimo, ed anche abbastanza incomprensibile considerando l’uso macellaio che certa ultradestra sta facendo dei social: Selvaggia Lucarelli ha scritto su una testata registrata, ed è quindi venuta meno all’imparzialità della cronaca, mentre le belve leghiste hanno sputtanato un minorenne pubblicando e ripubblicando il video in cui gli viene chiesto di identificarsi, non aveva i documenti perché era sotto casa sua e stava al bar con la famiglia a fare colazione, con regolare mascherina protettiva, a voce alta e di frotne a qualcuno che riprendeva la scena per poi postarla.
Puntualissimo il commento del grande Oscar Giannino che avrà sempre la nostra ammirazione.
Ha perfettamente ragione @stanzaselvaggia: lei e il figlio per le sue idee sono stati gettati in pasto al pubblico per iniziativa accolta purtroppo dalla polizia di identificarli e della Lega di farne un caso, ed è in-cre-di-bi-le il deferimento a Odg. Vicenda che sa di regimetto https://t.co/xUX5Dmx5Xd
— Oscar Giannino (@OGiannino) July 7, 2020
Continua Selvaggia Lucarelli su Tpi.it.
(…) alle 17,30, ho spiegato come era andata su TPI, mostrando l’assurdo comportamento della polizia. Io e mio figlio non abbiamo raccontato né pubblicato un bel niente per primi. Non ho dato ESCLUSIVE al sito per cui lavoro, non ho diffuso io la notizia e infatti siamo arrivati per ultimi, per giunta non per dare notizie, ma per spiegarle. Non ho reso IO identificabile mio figlio, che poi è la cosa di cui mi accusa l’Ordine dei giornalisti.
Una vicenda di un’italianità sconcertante testimone dell’Italia dei due pesi e due misure; la raccontiamo non perché animati da particolare simpatia verso Selvaggia Lucarelli, ma perché parla di un’Italia che può permettersi di fare ciò che vuole e di un’altra che deve esserne intimidita e guai, se si azzarda a sfidare pubblicamente il potente di turno: la vendetta è immediata e parla di esposizione alle masse imbecilli che gridano “sì” acriticamente senza nemmeno ascoltare ciò che il dio del momento sta dicendo e insulti su insulti. Se anche l’Odg vuole quell’Italia lì, e allora deve soltanto dirlo, ma dubitiamo che sia così; se nemmeno Lucarelli vuole quell’Italia lì, è il momento di tenere la schiena dritta, sempre,, comunque, di fronte a chiunque o quest’Italia di pavidi opportunisti sarà finita per sempre. Almeno per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi.
(8 luglio 2020)
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