di Fabio Galli
La mostra “Enrico Baj. L’Invasione dell’Immaginario” al Palazzo Reale di Milano è una straordinaria retrospettiva dedicata all’artista milanese Enrico Baj (1924-2003), uno dei personaggi più dirompenti del secondo Novecento. Curata da Francesca Pola, con la collaborazione dell’Archivio Baj, questa esposizione occupa la Sala delle Cariatidi fino al 9 febbraio 2025 e riunisce circa 200 opere che esplorano l’universo immaginativo, ironico e profondamente critico di Baj.
La mostra si articola intorno ai temi principali che hanno caratterizzato il lavoro di Baj, noto per il suo stile anticonformista e provocatorio. Con materiali che spaziano dai dipinti alle sculture e assemblaggi, Baj crea un linguaggio artistico che usa il grottesco e la satira per sfidare le convenzioni sociali e politiche. Tra le sue serie più celebri, troviamo i “Generali” e le “Dame”, dove l’uso di tessuti, plastiche e altri materiali non convenzionali accentua l’effetto caricaturale e dissacrante, un vero e proprio attacco all’autoritarismo e all’ipocrisia.
Nella Sala delle Cariatidi, un luogo dal fascino storico e simbolico, il percorso espositivo si dipana come un viaggio nella mente ribelle di Baj. La scelta di questa sala, con la sua atmosfera maestosa e le cicatrici della Seconda Guerra Mondiale ancora visibili, sembra dialogare con il pensiero di Baj, che ha spesso usato la sua arte per riflettere sulle contraddizioni della società e le tragedie del passato. Tra le opere in mostra spiccano anche i suoi collage e lavori ispirati all’arte primitiva e tribale, un omaggio alla libertà creativa e all’istinto.
L’invasione di colori, texture e materiali della mostra non è solo un’immersione estetica, ma una provocazione che mira a far riflettere sul mondo che ci circonda, con l’ironia dissacrante che ha reso Baj uno degli artisti più irriverenti del suo tempo.
La retrospettiva su Enrico Baj è anche un’occasione per esplorare il suo rapporto con i movimenti d’avanguardia e le influenze che hanno segnato il suo percorso artistico. Negli anni ’50, Baj fu tra i fondatori del Movimento Nucleare, insieme a Sergio Dangelo, dove mise in discussione il razionalismo e la figurazione tradizionale. Questo movimento si opponeva alla logica e all’ordine, cercando di rappresentare le paure e le angosce della nuova era atomica. In seguito, Baj intrecciò relazioni con esponenti del surrealismo e con artisti come Marcel Duchamp, Yves Klein e Piero Manzoni, approfondendo la dimensione provocatoria e ludica dell’arte.
Un altro tema centrale della mostra è l’impegno antimilitarista di Baj, che si riflette nei suoi lavori più iconici. Le figure grottesche dei “Generali” non sono solo caricature, ma rappresentazioni pungenti del potere militare e della sua vuota autorità. Con stoffe ricamate, bottoni e fronzoli, Baj trasformava i suoi personaggi in grottesche parodie, evidenziando l’assurdità dell’autoritarismo. Allo stesso modo, la serie delle “Dame” demistifica la pomposità e l’ipocrisia della borghesia, con una satira che colpisce tanto l’estetica quanto l’etica dei soggetti.
La mostra include anche le opere più sperimentali degli anni ’70 e ’80, dove Baj si avvicina all’arte ambientale e realizza installazioni su larga scala, come il progetto di una “Città ideale” utopica, concepito come spazio di libertà e creatività. Baj sognava una società senza imposizioni, dove l’arte potesse diventare uno strumento di emancipazione. La presenza di questi progetti nella mostra offre uno spaccato della sua visione utopica di una civiltà più libera e armoniosa.
Con questa retrospettiva, Palazzo Reale non celebra solo un artista, ma anche un pensatore ironico e visionario che ha sfidato le convenzioni del suo tempo, restando attuale nella sua critica della società e nell’esaltazione della libertà creativa.
(14 novembre 2024)
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