di Fabio Galli
La mostra “A Kind of Language: Storyboards and Other Renderings for Cinema”, che aprirà i battenti il 30 gennaio alla Fondazione Prada di Milano e proseguirà fino all’8 settembre 2025, si configura come un viaggio affascinante e profondo nell’intima relazione tra arte visiva e cinema. Curata da Melissa Harris, l’esposizione si concentra sulla fase preparatoria della creazione di un film, con particolare attenzione agli storyboard, che rappresentano una delle componenti più fondamentali e affascinanti del processo creativo cinematografico. Mentre il pubblico è solitamente esposto al risultato finale sul grande schermo, questa mostra offre uno spunto unico per scoprire come i registi e gli artisti del cinema progettano, pensano e costruiscono le loro visioni in un mondo che precede la magia del montaggio finale.
Lo storyboard: l’arte invisibile dietro il cinema
Lo storyboard è uno degli strumenti più importanti nel processo di produzione di un film. Si tratta di una serie di disegni sequenziali che anticipano, in modo visivo, le inquadrature, i movimenti della macchina da presa, le azioni dei personaggi e la composizione complessiva delle scene. In altre parole, lo storyboard è una rappresentazione anticipata di ciò che vedremo sullo schermo, che traduce la sceneggiatura in immagini concrete e accessibili, una sorta di bozza visiva che guida il regista e il team di produzione durante il film. Questi schizzi, che possono sembrare semplici o addirittura rudimentali, sono in realtà elementi fondamentali per l’organizzazione e la realizzazione del film, perché consentono di mettere a fuoco le scelte artistiche e tecniche prima che vengano effettivamente girate.
La mostra della Fondazione Prada si propone di celebrare questa arte invisibile, che di solito non è visibile al pubblico. Gli spettatori sono abituati a vedere solo il risultato finale sul grande schermo, ma raramente hanno accesso ai processi di ideazione che precedono la realizzazione di un film. Gli storyboard sono il punto di partenza del cinema, eppure spesso vengono relegati a una dimensione marginale nella discussione sul cinema. Questa mostra mira a ribaltare questa percezione, portando alla luce il valore fondamentale che gli storyboard e gli altri materiali preparatori rivestono nel processo cinematografico.
Gli storyboard non sono solo un insieme di disegni: sono un vero e proprio linguaggio che permette ai cineasti di comunicare visivamente la loro visione artistica. La creazione di uno storyboard richiede una comprensione profonda della sceneggiatura, dei tempi narrativi, della psicologia dei personaggi e delle scelte stilistiche. Ogni singolo elemento – dalla prospettiva dell’inquadratura alla disposizione dei personaggi nello spazio – è un atto creativo che ha lo scopo di trasmettere, ancora prima che il film venga girato, l’idea visiva e il ritmo narrativo della storia. La mostra non solo esplora questa tecnica, ma aiuta anche il pubblico a comprendere quanto ogni dettaglio all’interno di uno storyboard possa determinare il tono e l’intensità emotiva di una scena, spesso influenzando anche le performance degli attori e le decisioni di regia.
Un’ampia gamma di materiali espositivi: dal disegno alla fotografia
La mostra non si limita solo agli storyboard. Accanto a questi, saranno esposti una vasta gamma di altri materiali che sono strettamente legati alla creazione di un film. Questi includono moodboard, che sono tavole visive costituite da immagini, fotografie e riferimenti estetici usati per definire l’atmosfera e il tono del film, schizzi preparatori, disegni concettuali che esplorano scenografie, costumi, personaggi e il look generale del film, quaderni di appunti che contengono riflessioni personali e annotazioni dei registi, e persino fotografie scattate durante il processo di pre-produzione.
Questi materiali, anche se spesso considerati marginali, sono in realtà cruciali per il lavoro di un regista. La progettazione visiva di un film non è solo una questione di idee astratte: è un lavoro che coinvolge una serie di scelte pratiche, artistiche e tecniche, che si riflettono in ogni singolo dettaglio della produzione. Lo storyboard, quindi, diventa una sorta di “prototipo” del film, in grado di suggerire come un’idea possa tradursi visivamente sullo schermo.
Le fotografie di scena esposte in mostra sono particolarmente affascinanti, in quanto offrono una visione del film “prima del film”. Ogni immagine è una testimonianza di come i registi e i loro team di produzione creano l’immagine finale, mostrando un processo che è tanto artistico quanto tecnico. Gli schizzi di scenografie, per esempio, esplorano le scelte architettoniche e paesaggistiche che definiscono lo spazio in cui i personaggi si muovono, mentre i disegni dei costumi mostrano come le scelte di abbigliamento contribuiscano a costruire l’identità dei personaggi.
Anche se gli storyboard possono sembrare solo una piccola parte del processo cinematografico, è attraverso questi disegni che si inizia a visualizzare il film nel suo complesso. Ogni movimento, ogni cambiamento di luce, ogni angolazione della macchina da presa è attentamente progettato per creare un effetto visivo ed emotivo. La possibilità di vedere questi materiali preparatori non solo apre una finestra sul processo creativo, ma consente anche di riflettere su quanto l’immagine finale che vediamo sullo schermo sia il risultato di una lunga e accurata progettazione.
La storia dietro le grandi pellicole: gli autori in mostra
Una delle caratteristiche più affascinanti della mostra è la selezione degli autori e dei registi rappresentati. Alcuni dei nomi più iconici del cinema mondiale sono inclusi nell’esposizione, con storyboard e altri materiali preparatori che offrono uno spunto interessante sul loro processo creativo. Tra i registi presenti figurano leggende del cinema come Ingmar Bergman, Pier Paolo Pasolini, Steven Spielberg, Agnès Varda e Wim Wenders, i cui lavori hanno avuto un impatto decisivo sulla storia del cinema.
Ingmar Bergman è noto per la sua attenzione maniacale alla composizione visiva e alla luce. I suoi storyboard, esposti nella mostra, mostrano la sua capacità di progettare scene che sono sia esteticamente raffinate che emotivamente potenti. Ogni elemento del suo cinema è pianificato nei minimi dettagli, dal movimento della macchina da presa alla posizione dei personaggi, fino all’uso simbolico dello spazio. Le sue storie, caratterizzate da un’intensa introspezione psicologica, sono tradotte attraverso uno storyboard che mostra una perfetta sinergia tra il contenuto emotivo e la forma visiva. La mostra di Fondazione Prada consente di entrare nella mente di uno dei più grandi cineasti del Novecento, e di vedere come Bergman costruiva ogni scena come una scultura visiva.
Pier Paolo Pasolini porta un approccio completamente diverso, con storyboard che riflettono la sua volontà di raccontare storie che intrecciano il sociale e il politico con il mito e la religione. I suoi disegni preparatori evidenziano la sua profonda connessione con il paesaggio e l’ambiente, che sono elementi essenziali nel suo cinema. Pasolini utilizzava spesso lo storyboard per definire la costruzione di scene che avrebbero avuto un forte impatto visivo e simbolico, rendendo visibile il conflitto sociale e spirituale che attraversa il suo cinema. La sua capacità di rendere i luoghi protagonisti delle sue narrazioni è ben documentata nei suoi disegni, che evidenziano l’importanza di ambientazioni e scenografie nel costruire la tensione tra il mondo umano e quello divino.
Steven Spielberg ha rivoluzionato il cinema commerciale con la sua capacità di raccontare storie visivamente coinvolgenti. I suoi storyboard mostrano una chiarezza e una precisione che sono uniche, con un’attenzione particolare alla gestione dello spazio e al ritmo narrativo. I suoi disegni trasmettono la forza emotiva che caratterizza ogni scena, mostrando come la visione registica possa essere tradotta in una storia epica. La mostra esplora anche come Spielberg fosse in grado di comunicare la dinamica tra i personaggi e la macchina da presa, elemento che spesso rende i suoi film tanto coinvolgenti e visivamente spettacolari.
Agnès Varda, una delle figure principali della Nouvelle Vague, ha sempre cercato di mettere in discussione le convenzioni del cinema. I suoi storyboard rivelano una straordinaria libertà formale, in cui le immagini si mescolano con il suono, la parola e il movimento. Il suo approccio al cinema è molto più fluido e sperimentale, e i suoi materiali preparatori offrono uno spunto per comprendere come costruisse la poetica visiva dei suoi film. I suoi storyboard sono un vero e proprio linguaggio cinematografico che mescola elementi di documentario e finzione, rendendo visibile il processo di creazione di una realtà nuova e unica.
Wim Wenders, con il suo approccio visivamente ricco e contemplativo, ha sempre dato un’importanza speciale all’ambiente e al paesaggio. I suoi storyboard mostrano come lo spazio e il contesto diventino un elemento narrativo fondamentale, riflettendo la sua visione del mondo come un luogo di solitudine e riflessione. Il suo cinema, in particolare quello di “Paris, Texas” e “Il cielo sopra Berlino”, si caratterizza per l’utilizzo di ampi spazi aperti e paesaggi che raccontano la solitudine e il destino umano. I suoi disegni preparatori sono un’opportunità per scoprire come costruiva visivamente l’introspezione dei suoi personaggi e la solitudine delle loro esistenze.
La varietà di registi in mostra permette di esplorare la diversità dei metodi di creazione visiva nel cinema. Ogni regista ha una sua estetica, un suo approccio narrativo e un suo modo di “pensare” visivamente il film, e la mostra permette di osservare da vicino questi diversi mondi creativi.
Un allestimento interattivo e coinvolgente
L’allestimento della mostra, progettato dallo studio Sub di Berlino, è un altro punto di forza dell’esposizione, in quanto rende l’intera esperienza immersiva e coinvolgente. Le opere sono disposte in modo da permettere ai visitatori di esplorare liberamente ogni aspetto del processo creativo, dall’idea iniziale alla sua traduzione visiva. Oltre a una vasta selezione di storyboard e materiali preparatori, l’esposizione include anche sezioni interattive, in cui il pubblico può confrontarsi con il lavoro dei registi attraverso tecnologie moderne, come video e installazioni multimediali che mostrano il processo di sviluppo di una scena, dalle prime idee al prodotto finale. Questo approccio permette ai visitatori di esplorare in modo attivo e dinamico il legame tra la pre-produzione e la realizzazione del film.
Un aspetto interessante di questa mostra è anche la possibilità di osservare la relazione tra la “messa in scena” di un film e il suo montaggio. Gli spettatori possono comprendere come l’arte della composizione visiva si intreccia con la manipolazione del tempo e dello spazio. Ogni storyboard è stato progettato per guidare il flusso narrativo e determinare il ritmo, e la mostra aiuta a evidenziare come registi e team di produzione utilizzino questo strumento per controllare la percezione del pubblico. Si potrà quindi capire come ogni singola inquadratura può cambiare il modo in cui un’azione o un’emozione viene percepita.
In aggiunta agli storyboard, la mostra include anche oggetti legati alla produzione, come i costumi, le scenografie, e fotografie di backstage, che completano l’esperienza visiva e narrano il dietro le quinte delle grandi produzioni cinematografiche. Il percorso espositivo è progettato per essere un’esperienza completa, in grado di mostrare non solo l’arte della narrazione visiva, ma anche la complessità del processo cinematografico, che spesso resta invisibile al pubblico.
Un’esperienza educativa e di riflessione
“A Kind of Language” non è solo un’opportunità per gli appassionati di cinema, ma anche un’occasione educativa per chiunque sia interessato all’arte visiva, al design e alla narrazione. La mostra pone l’accento sulla creatività e sull’importanza della progettazione, mostrando come il cinema non sia solo un atto di registrazione della realtà, ma un processo altamente creativo che implica un’accurata progettazione visiva. Lo storyboard, come parte di questo processo, diventa un documento che testimonia la visione di un regista e la sua capacità di tradurre un concetto in immagini e movimento.
La curatrice della mostra, Melissa Harris, ha voluto anche sottolineare l’importanza di riflettere sul ruolo del disegno come “linguaggio” nel cinema, e su come questo possa essere considerato una forma d’arte a sé stante. Questo invito alla riflessione permette ai visitatori di esplorare nuove modalità di pensare al cinema, sfidando l’idea che il film sia un prodotto esclusivamente audiovisivo. La mostra, quindi, offre anche una critica alla visione tradizionale del cinema come semplice intrattenimento, proponendo invece una lettura più profonda e articolata del processo creativo che sta alla base di ogni grande pellicola.
Infine, la Fondazione Prada ha creato un ambiente che stimola il dialogo tra passato e presente, tra il cinema classico e quello contemporaneo. L’esposizione non si limita infatti a esplorare gli storyboard di registi del passato, ma include anche quelli di autori moderni, offrendo una panoramica completa su come questa pratica si sia evoluta nel tempo, e come continui a essere un elemento fondamentale nella produzione cinematografica odierna.
“A Kind of Language” è molto più di una semplice mostra su storyboard. È un invito a riflettere sul processo creativo che sottende il cinema, sulla sua struttura invisibile che precede la magia sullo schermo. Con una cura maniacale per i dettagli e una visione che abbraccia diversi aspetti dell’arte cinematografica, questa esposizione si propone come un’importante occasione per scoprire il cinema da un punto di vista inedito, che ci permette di entrare nella mente dei grandi registi e di comprendere meglio l’incredibile lavoro che sta dietro ogni film. La mostra alla Fondazione Prada offre uno spunto di riflessione, un’esperienza che stimola la curiosità e l’interesse, e che celebra l’arte della creazione visiva come un linguaggio in grado di parlare a tutti, non solo attraverso le immagini, ma anche attraverso il disegno e la progettazione.
(5 gennaio 2025)
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