di Giovanna Di Rosa
Il congresso di Azione almeno una posizione l’ha chiarita: la premier è preoccupata di avere una “comunità hippie” tra i piedi ed è chiaro che la preoccupa meno avere una squadra di sgrammaticati al governo. Ogni punto di vista è legittimo, basta sapere da che parte si sta.
Così di fronte a un Calenda scatenato contro Lega e M5S, armato di una grinta che faceva somigliare Meloni a una suorina timorosa persino del suo respiro, ecco compiersi il miracolo di Salvini che, calandosi la maschera ogni giorno di più, dichiara di voler vedere “le bandiere russe” a Cortina. Perché ci sono priorità in politica, e la distrazione di massa è sempre la principale. Soprattutto per queste destre inguardabili.
La presidente del Consiglio, ospite di Calenda e del congresso di Azione, ha ribadito le sue posizioni fondate sulla decontestualizzazione di dichiarazioni più articolate all’interno della strategia della superficialità che contraddistingue lei e il suo governo di approssimativi: citando a vanvera e prendendo dichiarazioni di qua e di là ha costruito il suo aforisma di chiusura che dice, in soldoni che “l’Italia e con l’Ue e difende l’unità dell’Occidente”, Stati Uniti inclusi laddove Stati Uniti non significa necessariamente gli stati uniti di Trump, ma definisce un’alleanza che dura da ottant’anni. Alleanza, non sudditanza. Andrebbe specificato. Dovrebbe farlo Meloni. Dovrebbe farlo Schlein. Ma in quanto a slogan confezionati male e espressi peggio le due si avvicinano pericolosamente. E’ una opinione, non una posizione. Lo scrivo per i critici a oltranza.
La leader del Pd da parte sua afferma che Meloni “non sa dire a Trump che sbaglia e ci relega ai margini”: una dichiarazione un po’ povera e soprattutto attaccabile da destra, da sinistra, da sopra e da sotto. Perché Elly Schlein potrebbe persino prendere atto, e farlo pubblicamente, che la presidente del Consiglio non sbaglia quando critica coloro “che invocano la rottura con gli Stati Uniti e altri che sostengono che l’Europa non debba spendere risorse per la propria sicurezza“. Perché, piaccia o no, e dopo lo svolazzar di droni sul Lago Maggiore, va preso atto che la faccenda è grave e non basta continuare a parlare di “governo improvvisato” che non avendo “altri argomenti sulla politica estera attacca l’opposizione”.
Perché, magari è sfuggito al Governo e pure all’opposizione, ma forse non a Salvini, un drone di sospetta origine russa avrebbe sorvolato per cinque volte nell’ultimo mese la sede dell’Ispra sul Lago Maggiore, a Varese. Si tratta di un centro UE di ricerca high tech a poca distanza dagli stabilimenti di Leonardo.
Sullo svolazzar di droni indaga la Procura di Milano dopo che il Corriere on line ha anticipato la notizia che è stata confermata, scrive l’ANSA, da “fonti informate”. E’ quindi la stessa ANSA ad informare, citando fonti giudiziarie, che sulla vicenda indaga il pool antiterrorismo della procura di Milano, diretta da Marcello Viola. Secondo quanto scrive la prestigiosa agenzia di stampa “un fascicolo d’indagine sarà formalmente aperto domani dalla Procura di Milano, competente per i reati di terrorismo nel distretto della Corte d’Appello che comprende anche Varese”.
(30 marzo 2025)
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