“I cartelloni pro vita “Mio figlio no. Scuole libere dal gender” non rispondono ai requisiti previsti per l’accesso al servizio delle pubbliche affissioni, che è riservato a comunicazioni con finalità istituzionali o sociali. I manifesti, infatti, non veicolano un’informazione utile o di interesse pubblico, ma trasmettono un messaggio fortemente divisivo e ideologico. Dal punto di vista sia testuale sia visivo, il contenuto del cartellone veicola un messaggio che non solo mette in discussione il diritto all’autodeterminazione dell’orientamento sessuale, ma esprime anche un giudizio negativo nei confronti della comunità LGBTQ+, suggerendo che la sua presenza nelle scuole sarebbe dannosa per i bambini.
Tale messaggio, oltre ad essere potenzialmente fuorviante — considerato che non risulta vi siano state iniziative scolastiche riconducibili al movimento LGBTQ+ nel territorio comunale — si configura come una distorsione della realtà finalizzata a creare allarme e ostilità, in contrasto con i principi di verità, correttezza e buona fede che devono caratterizzare l’uso degli spazi pubblici. Questo tipo di comunicazione è dunque incompatibile con l’interesse pubblico e con i principi costituzionali di imparzialità, proporzionalità e rispetto della dignità della persona sanciti dagli articoli 2, 3 e 97 della Costituzione, nonché con l’art. 1 della legge 241/1990 sul buon andamento e la trasparenza dell’azione amministrativa”.
Così la nota stampa di Laura Castelletti, sindaca di Brescia sui cartelloni di Pro Vita.
(19 maggio 2025)
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