di G.G. Lopinione twitter@milanonewsgaia #NoFascismi
C’è un paese dove tutto, o quasi tutto, ciò che riguarda i fascisti e i neofascisti rimane impunito, o quasi, e dove i fascisti e i neofascisti posso fare più o meno quello che cazzo gli pare, come non pagare bollette per svariate centinaia di migliaia di euro occupando interi palazzi pieno centro a Roma, o inneggiare a Mussolini come ha fatto quel giovane assunto dal comune di Torino dal suo profilo social, che poi cancella, con tanto di oscena genuflessione a Predappio: ecco quel paese è l’Italia.
Poi succede che, un giorno, l’Italia si accorge che di fascisti e neofascisti che fanno quello che cazzo gli pare a fronte di un paese intero che le regole le rispetta e vuole rispettarle nonostante i cattivi esempi, comincino ad essere un po’ troppi, e vadano a vedere – ad esempio – quelle sentenze che nel 2016 avevano assolte in primo grado quattro persone accusate di saluti fascisti quando trecento aderenti all’associazione di estrema destra “Lealtà Azione” avevano promosso la commemorazione dei caduti della Repubblica Sociale Italiana al Campo X del Cimitero Maggiore, a Milano, il 25 aprile, guarda un po’ che tempismo.
Succede poi che quel paese, l’Italia, o meglio la Corte d’Appello riveda quella sentenza e condanni quei quattro – su trecento – già assolti in primo grado alla pena agghiacciante di un mese e dieci giorni, per violazione della Legge Mancino.
Potrebbe persino apparire, superficialmente, che ci sia un risveglio che riporti a quel paese, almeno un barlume di civiltà e buonsenso. Anche se al peggio non c’è mai fine.
(23 novembre 2019)
©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata