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Polonia e Ungheria: quello che Salvini non dice #ilvenerdìpolitico

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di Luca Venneri#ilvenerdìpolitico

Ieri (1 aprile, ndr) il segretario della Lega Matteo Salvini era a Budapest per incontrare il premier ungherese Viktor Orbán e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. Lo hanno definito “un giorno storico”, prima tappa di un progetto ambizioso e “longevo”. Questo incontro segue di pochi giorni la scelta del premier Orbán di uscire dal Partito Popolare Europeo. L’obiettivo è quello di diventare “prima rappresentanza nell’UE”. Loro voglio essere i fautori di un nuovo rinascimento europeo.

Questa è la notizia per sommi capi.

Non è stato precisato se i tre gruppi formalizzeranno il loro “progetto longevo” in un’alleanza di fatto all’interno del parlamento europeo costituendo un gruppo comune. Tuttavia, questo è bene ricordarlo, ci sono delle cose che non si possono tacere, nascondere o sulle quali fare finta di nulla. Ecco chi sono gli stati e i premier di cui si vuole circondare Salvini.

L’Ungheria di Viktor Orbán sta vivendo una degenerazione importante dello stato di diritto. La vicenda è nota e riguarda le nomine della Corte Costituzionale ungherese e le riforme costituzionali che riducono il confronto con le opposizioni, la libertà di stampa e la violazione di altri diritti fondamentali. Per questi motivi, l’Ungheria è stata sanzionata dall’Unione Europea per ‘violazioni gravi e persistenti dei valori fondanti dell’UE’.

Altro caso la Polonia, dove la Corte Costituzionale ha sancito la decisione quasi totale il divieto di aborto nel paese. La sentenza rifiuta il benessere della donna come motivo valido per interrompere la gravidanza anche in presenza di patologie fetali gravi e incompatibili con la vita, aprendo la strada a ulteriori divieti di abortire in caso di stupro e incesto. I medici che praticano l’aborto rischiano fino a 3 anni di carcere. Il caso della Polonia è emblematico di come è facile che una democrazia possa scivolare in un vero e proprio regime autoritario. La sentenza del 24 giugno 2019 da parte della Corte di giustizia europea ha certificato la violazione dei principi dell’Unione Europea (art. 2 del TUE) per mancata separazione del potere giudiziario e potere esecutivo. La Polonia, di fatto, non è più uno stato di diritto.

Questi sono i compagni di Matteo Salvini per il rinascimento europeo. Due premier che violano, in modo grave e persistente, i principi fondanti dell’Unione Europea.

Un detto dice: “ dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Non possiamo ignorare chi sono i compagni di viaggio della Lega e di Salvini. Non possiamo ignorare che esistono all’interno del contesto europeo forze che non credono nella democrazia, nei diritti e nel principio comunitario. Abbiamo il dovere morale ed etico di parlarne, diffondere il messaggio che, questi signori vivono la democrazia come condizione inaccettabile per loro.

Molti in questi mesi, vista la proposta del Sindaco di Stazzema –  Maurizio Verona – sul progetto di iniziativa popolare contro la propaganda fascista e nazista, hanno avuto di che obiettare che non esiste un pericolo per la democrazia da parte delle nuove destre. Niente di più falso.

Esiste una fortissima spinta alla ricerca dell’uomo forte, quello che teoricamente dovrebbe risolvere tutti i problemi. L’uomo forte che guida in modo paterno e paternalista lo stato fino al punto tale di annientare opposizioni e diritti. Biden, nel suo discorso di insediamento, ha detto che la democrazia è fragile, la democrazia va difesa. Si avverte la necessità di fare questa azione a difesa della democrazia, più di ogni altro memento della storia.

Molti, che oggi leggono questo articolo, vivono sulla propria pelle delle limitazioni della propria libertà personale. Il covid-19, in tal senso, è un grande spartiacque. Sono due le direzioni che possiamo prendere. La prima è quella di affidare paure e speranze all’uomo forte. La seconda – quella che personalmente caldeggio fortemente –  è quella di trovare nuove forme per la democrazia. La compartecipazione, la co-progettazione delle politiche sono la strada maestra. Dobbiamo impiegare il nostro sforzo a pensare che quello che fa la politica e lo stato sia cosa nostra, res pubblica. Questa è la frontiera dell’innovazione di processo, così viene definita, dove tutti noi siamo parte attiva per la costruzione del domani della nostra nazione. Chiunque si vuole porre fuori da questo processo, si pone fuori dalla politica, dalle regole democratiche.

I rigurgiti antidemocratici caldeggiati e attuati, in modo chiaro ed inequivocabile, dagli amici di Salvini non sono la risposta, sono solo il più grande pericolo moderno per le democrazie. Chiunque voglia “offrire una spalla” a questi signori ne è loro complice. D’altronde, la Lega e Salvini, non sono neofiti di alleanze imbarazzanti e complici. È il caso di Forza Italia. La stessa Forza Italia di Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Risultante dagli atti del processo, Dell’Utri era il mediatore di Cosa Nostra e Silvio Berlusconi. La stessa Forza Italia il cui capo, Silvio Berlusconi, ha avuto tal Mangano per anni come stalliere nella casa di Arcore. Mangano fu definito da Borsellino come la “testa di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord Italia”.

In questo patto di complicità c’è poi anche lei, Giorgia Meloni, che benedice l’alleanza con Orban e Morawiecki dichiarando: “Il dialogo tra forze critiche con il mainstream di Bruxelles è sempre un fattore positivo”.

Questa è la Lega. Queste sono le alleanze di Matteo Salvini europeista. A voi ogni giudizio.

 

(2 aprile 2021)

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