Sarà inaugurata oggi, giovedì 11 gennaio, alle ore 18, dall’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi la mostra “Menestrella del Lager”, allestita negli spazi di Casa della Memoria dal 12 gennaio al 25 febbraio 2024, con ingresso gratuito.
L’esposizione è una testimonianza inedita sul Campo di Concentramento di Bolzano, allestito e gestito dalle SS tra l’estate del 1944 e la primavera del 1945, e illumina lo straordinario spirito di una donna partigiana: Aura Pasa.
Il Campo di concentramento di Bolzano, pur avendo rappresentato, insieme alla Risiera di San Sabba, il principale luogo di detenzione e di tortura nazista in Italia, è stato oggetto di una autentica rimozione fin dai mesi successivi alla Liberazione.
Nei primi anni Sessanta, al posto delle baracche e delle celle, nell’area del Campo sorgevano una dozzina di palazzine di edilizia residenziale. Fu solo a metà degli anni ’70 che iniziò il lavoro di recupero della memoria e furono pubblicati i primi importanti studi, ma ancora negli anni ’80 era difficile trovare qualcuno che sapesse indicare il muro che cinge le case al numero 80 di via Resia, l’unica traccia rimasta del Lager.
Da allora molte ricerche sono state fatte, si è lavorato per rintracciare documenti che permettessero di ricostruire l’organizzazione del Campo e soprattutto le storie dei circa 11mila uomini, donne e bambini che vi furono detenuti. Ora l’installazione “Passaggio della Memoria” lungo il lato esterno del muro di via Resia ricorda tutti i loro nomi.
I taccuini che Aura Pasa scrisse nel Lager di Bolzano, con i suoi disegni e le sue filastrocche, raccontano molto di più dei nomi: raccontano i tempi, l’organizzazione, la vita e le relazioni all’interno del Campo. Una testimonianza inedita ad oggi che, oltre a parlarci della “fisicità” della vita in quel drammatico contesto, ci trasmette un’incomprimibile volontà di resistenza.
Il Campo di Bolzano era un campo di transito, dove i nazisti radunano, tra l’estate 1944 e la primavera 1945, i prigionieri destinati a una successiva deportazione verso i grandi Lager del territorio del Terzo Reich. Sono documentate diverse decine di uccisioni di prigionieri, talvolta con metodi particolarmente efferati. Si stima che tra i prigionieri del campo vi fosse in media un ucciso ogni quattro giorni. Frustate, percosse, vessazioni sono all’ordine del giorno. In questo clima di violenza e di morte, Aura Pasa cerca in vario modo di esorcizzare un destino in cui i prigionieri sono ridotti a numeri, in balia dei carcerieri, attingendo anche alla forza dell’ironia. Una capacità che, come sottolinea Debora Villa nel suo commento alla mostra, è un tratto prettamente femminile: “Le donne sono capaci di trasformare le montagne in colline così che tu possa riuscire a scalarle. Creano oasi nel deserto, arcobaleni nella notte. Danno la vita anche in tempi di morte. Riescono a ridere delle disgrazie”.
La mostra, progettata e realizzata da dall’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti presso la Casa della Memoria di Milano, presenta un ampio estratto dei taccuini di Aura Pasa, affiancati da oggetti, documenti originali e video.
Chi era Aura Pasa: diplomata presso la Reale Accademia delle Belle Arti di Venezia, insegna disegno in istituti inferiori e superiori. Liberale e democratica, dal settembre 1943 inizia l’attività di partigiana combattente. Il 12 ottobre è arrestata su delazione di una spia infiltratasi tra i partigiani. Dopo otto giorni di interrogatori nella sede del Teatro Romano di Verona, è consegnata alle SS con l’accusa di essere “antifascista, antitedesca e staffetta della Divisione Pasubio” e rinchiusa in una cella sotterranea. Il 28 ottobre viene trasferita nel campo di concentramento di Bolzano, dove rimane fino al 29 aprile 1945.
(11 gennaio 2024)
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