di Lonsito De Toledo
In certe pieghe nascoste della provincia italiana, il quotidiano si srotola come un intreccio complicato, capace di inghiottire chiunque tenti di restare indifferente. Quel che appare come un tranquillo angolo di villette e strade ordinate nasconde un fermento di storie che traboccano di contraddizioni, passioni segrete e comportamenti al limite dell’assurdo. Non è un quadro semplice o piacevole, ma un mosaico affollato di dettagli inquietanti e grotteschi, dove si mescolano ragazzi annoiati e distratti da schermi, santuari dove si consumano segreti, figure religiose che custodiscono abitudini compromettenti e personaggi con atteggiamenti ambigui, tutti in bilico tra la rispettabilità e il disfacimento morale.
Il racconto che nasce da questa realtà non può accontentarsi di raccontare la superficie; è costretto a scavare fino in fondo, ad esagerare i colori e le sfumature, a spingersi oltre i limiti del credibile per rendere giustizia all’intensità del vissuto. Ogni fatto, ogni gesto che appare apparentemente banale è in realtà carico di tensione, pronto a esplodere in una verità cruda e inesorabile. Perché la realtà stessa non cerca l’equilibrio o la misura: si mostra nella sua essenza più pura e spesso spietata, senza curarsi di sembrare plausibile o ragionevole.
Chi provasse a trasporre questa materia in parole, quindi, non avrebbe bisogno di trattenersi o di moderare la propria narrazione. Al contrario, dovrebbe lasciarsi travolgere dal flusso di eventi e personaggi, amplificare ogni contraddizione e contrapposizione, spingere il racconto verso un eccesso che riflette esattamente ciò che accade dietro le porte chiuse di quel microcosmo provinciale. Solo così la letteratura può aspirare a diventare specchio fedele di una realtà che, in fondo, non teme di apparire troppo intensa o persino incredibile.
(27 maggio 2025)
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