di S.V.
Come va questo mondo lo sappiamo tutti. Dove viviamo cerchiamo il bello, l’amore, la verità, la serenità, l’aria buona. Non piace veramente a nessuno vivere una realtà piccolo borghese, in una vetrina, nemmeno in un luogo vero.
In un vetrina ti ci puoi specchiare, ma non ti riflette per davvero e non t’incarnerà mai per quello che sei veramente, tu uomo, tu donna, tu giovane uomo, tu giovane donna.
Un ufficio in una torre ti porta a grandi altitudini, ma non ti porterà mai in alto sul serio.
Questa è la descrizione che associo alla nostra Milano, che si potrebbe definire un florilegio edilizio senza una società ben costruita, con strati sociali sempre più indefiniti ma comunque, poveri di bellezza e di cultura, poveri d’amore e di stabilità emotiva, quasi come se avessimo avuto tutti e tutti una madre narcisista.
Quel che vedo è l’assenza di felicità nelle persone, molto più spesso della felicità.
Mi ricordo le promesse di dieci anni fa, che mi attirarono ad abitare qui : verde, alberi, parchi, ecologia, scuole migliori, stipendi migliori, amore libero e senza discriminazioni, sicurezza, diritti, vita sociale e amicizie, calore umano.
Ad oggi, purtroppo, la politica e la classe dirigente, ha fallito in tutto questo, e anche la stessa civiltà milanese in buona parte, che si vede, tra l’altro, osteggiata, quartiere per quartiere, dal mettere in pratica tramite azioni la propria serenità.
Basti pensare alla malamovida e alle decine di comitati sorti che hanno raccolto petizioni contro il comune e contro il quotidiano chiasso, come a NOLO.
Per parlare del diritto all’abitare, un dovere civico delle nostre istituzioni che dovrebbero garantirlo a tutti e a tutte, che invece ha causato innumerevoli proteste versus il diritto a cementificare dei fondi immobiliari, che è stato accolto dalla giunta non propriamente ex abrupto, ma anzi, con la serenità di uno spritz sul naviglio.
Basti pensare al tentativo di attuare il Salva-Milano, con i politicanti e i pescecani del cemento in agguato, che dalla demolizione di una casetta di due piani sognavano di tirare su palazzoni di dieci o venti piani con estrema facilità e senza alcuna revisione del piano regolatore.
E meno male che questo maxi condono è fallito, e ha portato alle dimissioni dell’assessore al piano casa che lavora ora in Europa per bene della città, nonché a numerose indagini, intercettazioni e via dicendo che hanno così bloccato una parte degli obbrobri che stavano per sorgere in questa città, ma che vedendo come va il mondo potrebbero sorgervi lo stesso.
Questa città, nella quale vivo, nella quale ho comprato casa per amore di chi amo, negli ultimi quindici anni è stata cementata più che nei precedenti centocinquanta. Ma se stessimo parlando di edilizia popolare che risolverebbe le evidenti emergenze abitative costruendo e affittando con bassi prezzi, o almeno calmierati, alla gente che studia e lavora, alle famiglie a basso reddito che hanno necessità di un alloggio, sarebbe anche bello dire “ che top costruiscono un sacco per noi e per loro, figa”.
Invece no.
Stiamo parlando di luoghi nuovi, belli, di grandi e alte vetrine che svuotano la città, che la rendono bella alla vista ma inutile nel suo soft core, e che laddove dovrebbe accogliere, respinge: dove c’era stata la promessa dell’inclusione ma è fiorita, con i vecchi giardini restaurati con sotto cumuli di macerie e di rifiuti di ogni genere, la più nera esclusione.
Questa città è una menzogna di una promessa politica, una bolla economica e finanziaria destinata a scoppiare come i peggiori bubboni, laddove non c’è un alloggio a un prezzo decente per una coppia che volesse fare dei figli e che si castra, per mantenersi, per vivere in città e pagare duemila euro al mese per un bilocale, pur di mantenere uno status; laddove uno studente o una studentessa debbono pagare più di mille euro al mese per una stanza – e gli viene persino detto che è a prezzo calmierato, quando si dice la faccia di tolla.
Nella profondità di noi stessi sappiamo che la gentrificazione fa parte del patto col diavolo stretto dalle più recenti amministrazioni di questa città, che anziché dare nuova vita a questo nucleo urbano, hanno allontanato i più e le più dal centro, sempre più verso l’esterno, o per fare una metafora con Star Wars, la classe media è costretta nel bordo esterno, se non ancor più fuori, nell’hinterland, o peggio ancora, più si fa un lavoro povero in centro come il cameriere, più si puliscono case con paga da fame, più si è sbattuti a vivere in periferia, senza nemmeno potersi permettere il sogno di pagarsi un drink in centro città, luogo di appannaggio per soli ricchi, contenitore vuoto di turismo: soltanto quello, ben sorvegliato e sicuro.
Quelli che poi dovevano essere tutti quanti studentati a prezzi calmierati, sono diventate le maggiori fonti di reddito per i fondi immobiliari, che fanno pagare una stanza dai mille euro al mese in su.
In barba ai proclami della giunta milanese, in questa città funzionano soltanto gli sfratti.
Ora l’amministrazione vuole levare il pavè da Via Torino, come fece in via Palestro, forse per avvantaggiare la lobby dei tassisti, che pagherebbero meno riparazioni alle auto. ci vuole umana comprensione. Ma anche perché, chi passa in via Torino?
Per una Milano più calda, ci stanno lavorando, mentre per la Milano con pavè e alberi, la città promessa, quella se la sono dimenticata. L’evidenza è sotto gli occhi di tutti, difatti, anche quest’anno, il Garante del verde ha bacchettato il Comune di Milano per quanto riguarda la pochissima integrazione che c’è tra le infrastrutture di cemento, grande vanto del sindaco e della giunta PD, e gli alberi che invece non ci sono: e pensare che il sindaco (candidato in pectore e non de facto) Pierfrancesco Maran ne aveva promessi sei milioni quindici anni fa e tre milioni quattro anni fa.
È deleteria la propaganda populista che si è fatta sugli alberi, durante le elezioni dello scorso anno, mentre si moltiplicano le proteste dei residenti per la pessima cura del verde. Per fortuna si moltiplicano gli atti di volontariato per salvare salvare il verde, che potete seguire da qui. Purtroppo, dopo più di un decennio di promesse, il caldo, l’inquinamento, il cemento e gli affitti alle stelle regnano sovrani.
(26 giugno 2025
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